Gesù lava i piedi a Pietro e agli Apostoli

La sera dell’Ultima Cena (Vangelo di Giovanni capitolo 13) tutti gli occhi sono puntati sui gesti di Gesù. L’atmosfera è intima e drammatica allo stesso tempo. Quella sera Pietro è colto impreparato su Gesù e su se stesso e Gesù lo vuole incontrare lì dove la sua fede vacilla.

«Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena (…) cominciò a lavare i piedi dei discepoli…». (Gv 13,1-2)

È l’amore a dare tutto il suo significato all’opera di Gesù e specialmente alla sua passione. Una realtà che coglie sempre impreparati.

La lavanda dei piedi è gesto profetico perché annuncia la sua morte e risurrezione; gesto simbolico che illustra l’amore di Gesù; gesto inaspettato che suscita il rifiuto di Pietro; gesto nuovo che vuole lasciare un messaggio: “anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri” (v. 14).
È la logica della reciprocità nelle relazioni.
Non più la strisciante tentazione di dividere il mondo in due categorie: quelli che chiedono, che hanno bisogno, che non hanno nulla da dare; e quelli che hanno sempre la soluzione, la risposta pronta, che bastano a se stessi e non hanno nulla da chiedere. Nessuno, invece, è così povero da non avere nulla da dare, nessuno è così ricco da non avere bisogno degli altri.

La comunità-famiglia di Gesù riceve la missione di lavarsi i piedi “gli uni gli altri”. Mi confronto con questa logica del servizio reciproco…

PRIMA SCENA: Il rapporto personale tra Gesù e Pietro

«…Gesù venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”…». (Gv 13,6)

Per far parte del Regno, Pietro deve accettare di accompagnare il Signore sulla strada della Passione. Sarà la lotta della sua fede, la dinamica che lo impegnerà in tutto il suo cammino dietro a Gesù. Pietro non capisce, non accetta subito questa logica.
Oscilla tra il niente e il tutto, due posizioni estreme. Proprio questi estremi dicono che ha ancora da compiere una maturazione nella fede. Non comprende quello che sta vivendo, non coglie la distanza che lo separa ancora dal Maestro. Le parole di Gesù aprono a Pietro la faticosa strada di riconoscere quello che vive, ciò che lo muove, chi sta effettivamente al timone della sua vita.

La fede in Gesù cresce facendo verità, lasciandosi incontrare proprio lì dove si è più fragili o dove crediamo di non aver bisogno di lui…

SECONDA SCENA: La mediazione del discepolo amato

«…Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava…» (Gv 13,23-23)

Il ‘discepolo amato’ compare per la prima volta nel Vangelo di Giovanni proprio nel momento in cui Simon Pietro è messo alla prova in modo decisivo. Questo personaggio gli fa da specchio, ma è anche un aiuto, un mediatore. La tradizione cristiana lo identifica con l’apostolo Giovanni.
La figura di questo discepolo resta volutamente enigmatica: è il discepolo perfetto, in sintonia totale con il Maestro, lo segue fin sotto la croce, è in corsa al sepolcro vuoto e lo riconosce risorto. È il credente che vive una relazione di semplicità amichevole con Gesù, china il capo sul suo petto perché gli è vicino e sa entrare subito in confidenza.
Pietro ha bisogno del suo aiuto per comprendere quello che Gesù vuole dire.

Nella comunità cristiana possiamo sperimentare non di rado come l’aiuto e l’esempio dei fratelli ci permettano di “accorciare le distanze” tra noi e Gesù…

TERZA SCENA: La distanza tra il Maestro e Pietro

«…Simon Pietro disse a Gesù: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”». (Gv 13,37-38)

Inaspettatamente e di nuovo Pietro si sente dire che tra lui e Gesù c’è un “dopo”(v. 7), un “ più tardi” (v. 36), e anche l’esperienza del rinnegamento.
È questa parola di Gesù che custodirà Pietro perché non rimanga impigliato nel suo fallimento.
È questa parola di Gesù a rivelare anche a noi che la vita, la fede, l’amore, la vocazione, i doni di Dio si configurano come realtà che ci precedono e che noi – proprio come Pietro – comprendiamo inevitabilmente “dopo”, “più tardi”.

Gesù anche oggi continua a versare l’acqua nel catino della compassione e a lavarMI i piedi con amore… Immagino questa scena e sento su di me il suo sguardo.

Preghiera

Ti ringraziamo Maestro e Signore,
perché sempre ti doni per noi,
hai voluto incontrarci,
hai messo il grembiule, ti sei inginocchiato e ci hai servito.
Ti chiediamo scusa per tutte quelle volte in cui, come Pietro,
non abbiamo voluto “prendere parte con te”,
non abbiamo voluto farci lavare i piedi da te,
non abbiamo voluto incrociare il Tuo sguardo pieno d’Amore.
Aiuta il nostro cuore a lasciarsi amare da Te,
fa’ che sia sempre pronto ad accoglierti
affinché noi possiamo poi donarti agli altri.
E Tu, Signore e Maestro, continua ad “amarci fino alla fine”. Amen.

(Andrea, 24 anni, studente di Economia)

(a cura delle Suore Apostoline e di alcuni giovani universitari di Pisa)