8 Maggio 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della V Domenica di Pasqua (Anno A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro degli Atti degli Apostoli (6,1 – 7)

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli,
quelli di lingua greca mormorarono
contro quelli di lingua ebraica
perché, nell’assistenza quotidiana,
venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero:
«Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio
per servire alle mense. Dunque, fratelli,
cercate fra voi sette uomini di buona reputazione,
pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico.
Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano,
uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia.
Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli
a Gerusalemme si moltiplicava grandemente;
anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.


Mani e cuore. Questo è quello che chiede Dio di noi perché ci facciamo vicini agli altri. Nella comunità degli apostoli, che muove i primi passi nella sua organizzazione interna, nasce la prima crisi perché le vedove dei credenti di lingua greca vengono trascurate. 

È una questione molto importante: le vedove, dice la Torah (Dt 14.16.24), insieme agli orfani e ai poveri sono sempre nel cuore di Dio, quindi devono esserlo anche in quello di chi crede in lui. Questo perché sono più povere dei poveri: prive di sostentamento e della cura di chi amavano. Per di più, le vedove che vengono trascurate sono quelle “straniere”, il che poteva sembrare quasi voluto. Come risolvere la delicata situazione? Riconoscendo, anzitutto, che il servizio della Parola e quello dell’assistenza ai poveri hanno pari importanza (si usa lo stesso termine greco per definirli). 

Non è possibile amare quelle Parole che vengono da Dio spostando lo sguardo da chi ha bisogno. Se la Parola diventa vita, le mani si protendono verso i nostri vicini, amici, familiari, sconosciuti… perché, semplicemente, è impossibile vivere per se stessi.  Prima prova superata, allora, per questa comunità, grazie alla scelta dei diaconi, uomini pieni di Spirito e sapienza. Forse i Dodici hanno messo in pratica quelle parole di Gesù ascoltate tempo prima: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1).


Qôl/call

Il desiderio di unità, la voglia di “mettere insieme” esigenze diverse, senza tralasciare nessun servizio e nessuna persona, diventa il criterio di azione della Chiesa delle origini. Quale è il desiderio che sta maturando in te per la Chiesa di oggi?

sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it