4 Dicembre 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della II DOMENICA DI AVVENTO
(ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaia
(Is 40,1-5.9-11 )

«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio -.
Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda:
«Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».


Diverse voci gridano, in questo testo di Isaia. Bisogna urlare la consolazione, la fine della tribolazione… e bisogna gridare che è necessario preparare una strada al Signore nel deserto.
Perché la gioia è così incontenibile? E che significa preparare una strada al Signore? (cf. anche Mt 1,2) Ci caliamo nei panni di questo grande profeta per vedere cosa vede lui.

Il popolo di Israele, diversi anni prima, era stato conquistato dai Babilonesi e deportato fuori dalla Palestina. L’esilio è un dramma per Israele che si trova lontano da Gerusalemme, dalla terra dei padri. Per non lasciare solo il suo popolo, allora, la gloria del Signore abbandona il tempio di Gerusalemme (cf. Ez 10,18-19) e va in esilio con Israele. Sì, perché il nostro Dio è un Dio in cammino nella storia che preferisce abitare i cuori oltre che i templi. Adesso, al tempo in cui parla Isaia, l’esilio è finito e il popolo può tornare a casa guidato proprio dalla gloria di Dio che, di nuovo, si rivelerà a lui, semplicemente perché è sempre stata lì. La strada del deserto (la via regia per tornare a Gerusalemme) dovrà essere pronta ad accogliere il ritorno di Dio e della sua gloria con Israele, come si faceva con il re, le cui strade venivano testate per evitare brutti imprevisti.

Anche noi siamo invitati, allora, a preparare una strada a Dio, nel «deserto» o dove pensiamo che passerà, con la certezza che, anche in ogni nostro «esilio» Dio si rivelerà a noi.


Qôl/call

«Preparare una strada» nel libro del profeta Isaia significa letteralmente: «togliere gli ostacoli»; «rimuovere le pietre»… In questi giorni difficili, ma di grande attesa del Natale, ognuno di noi sa quale sia l’ostacolo da togliere nella strada sulla quale vuole camminare il Signore insieme a noi.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it