23 Ottobre 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro dell’Èsodo (22,20-26)

Così dice il Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».


Che vuol dire “amare” (Cf Mt 22,37-38)? La concretezza a questa parola la offre il brano dal libro dell’Esodo. Una parola di Dio limpida e inequivocabile, che contiene una regola chiara per rendere reale l’amore attraverso relazioni sociali fraterne, libere e liberanti. Il forestiero (ger, come è definito anche Abramo in Genesi), l’orfano e la vedova, sono le persone più esposte alla non accoglienza altrui, coloro che vivono sulla loro pelle il freddo dei “no”, della povertà e della strada. Essi vanno tutelati, non maltrattati.
Allo stesso modo, l’usura e il pignoramento quali mezzi per ristabilire la giustizia, non sono ammessi né considerati adeguati al popolo di Dio. Questo ci fa pensare: approfittarsi della debolezza altrui, o portare una situazione all’esasperazione senza possibilità di appello (come togliere il mantello a un povero anche per la notte), sono inammissibili. Occorre pulire il cuore da questi istinti.
Il grido del povero sfonda il tetto del cielo e arriva direttamente all’orecchio di Dio. È il grido del popolo nella schiavitù dell’Egitto (Cf Es 2,23-24), che provoca il movimento delle viscere di misericordia di Dio e la liberazione. Ogni volta che il povero grida per un’ingiustizia subìta, perché si ritrova nudo della cura fraterna, Dio ascolta e ne prende le difese, perché è carne della sua carne, è il “mio popolo” (v. 24) che soffre.
Questo è il cuore della missione di Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, che copre con la sua misericordia il freddo della mancanza di fraternità nei rapporti umani.


Qôl/call

“O Padre, che fai ogni cosa per amore…” (Cf preghiera Colletta), ogni giorno ci chiami ad andare all’essenziale: amarti con tutto noi stessi e il nostro prossimo come un altro sé, e restare umani in ogni circostanza della vita.

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it