16 Luglio 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XVI Domenica del T.O.(ANNO B)
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Geremìa (23,1-6)

Dice il Signore: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.
Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia».


C’è un verbo che ricorre in questi pochi versetti del profeta Geremia, ed è posto tre volte proprio sulla bocca di Dio: pāqad. Vuol dire visitare, proteggere e occuparsi; e anche chiedere conto, quindi, punire; infine, passare in rassegna, sentire la mancanza. Tutte queste sono le sfumature della cura.

Visitare. È la prima azione legata al prendersi cura, quella che manca totalmente dall’orizzonte di leadership dei re di Israele al tempo di Geremia. Il Signore stigmatizza con precisione e senza mezzi termini la perversione del potere costituito: “Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati”.
Quando Dio visita qualcuno, invece, lo fa per dare vita. Per questo le sue pecore “saranno feconde e si moltiplicheranno”. Un episodio emblematico è quello che accade a Sara, moglie di Abramo: “Il Signore visitò (pāqad) Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia…” (Gen 21,1-2). Il visitare di Dio è partecipare ed essere presente in favore di chi ama.

Punire, chiedere conto. Fa parte della dinamica della cura difendere l’altro da chi non lo rispetta. Dio stesso si fa carico di radunare il popolo disperso e lo farà attraverso un nuovo capo, un “germoglio giusto” che sappia stabilire, cioè, una relazione di giustizia tra sé e il popolo, ciascuno in particolare. Una relazione giusta promuove e porta a compimento la vita di entrambi, di colui che guida e di chi è da lui guidato. 

Mancare, notare l’assenza. È ancora una sfumatura delicatissima di questa poliedrica azione della cura: se ti occupi di qualcuno, noti subito la sua mancanza. È una conoscenza personale quella che si stabilisce tra Dio e noi, tra il pastore e le pecore. Gesù forma gli apostoli a essere pastori secondo il suo cuore, capaci di sentire compassione e rispondere con responsabilità affinché non ne manchi neppure uno (Cf Mc 6,30-34).


Qôl/call

«Normalmente la prima domanda che facciamo ad una persona, quando la incontriamo per la prima volta, dopo il nome, è: di che cosa ti occupi? Che lavoro fai? Non le chiediamo: di chi ti occupi? Di chi ti prendi cura? …Siamo intimamente convinti che prenderci cura di altre persone, non solo quelle legate alla famiglia, sia qualcosa che ci rende degni di abitare questa terra?». (Da: Introduzione all’Enciclica Fratelli Tutti, di Sr. Alessandra Smerilli fma,pp. 8-11).

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it