30 Aprile 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dagli Atti degli Apostoli (At 9,26-31)

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.


Un Saulo quasi inedito quello che ci viene presentato dalla liturgia di questa domenica, profondamente uomo, bisognoso di essere accompagnato, difeso davanti agli apostoli.
Paolo fa esperienza di non essere creduto dai propri fratelli: «tutti avevano paura di lui»: ciò che nessuno vorrebbe sperimentare, perché se è difficile non trovare credito e fiducia da parte degli estranei è difficilissimo non trovare appoggio e stima nei vicini. Paolo, imperterrito annunciatore della fede, qui si lascia semplicemente guidare da Barnaba che «lo prese con sé». Il verbo che viene usato nel testo greco è intenso, significa “afferrare, catturare”, ma anche “prendere per mano”. Con lo stesso verbo il Signore prese con sé Israele e lo liberò dall’Egitto (Ger 38,32) e Gesù “prese per mano” un uomo, un giorno di sabato, e lo guarì (Lc 14,4). Così Barnaba si prende cura di Paolo, per lui sconosciuto, per aprire la strada a lui e al Vangelo che egli annuncerà.

Tutti abbiamo bisogno di un “Barnaba” che “ci prenda con sé”, che parli in nostro favore e creda in noi contro tutti. Ci immaginiamo come ad ogni parola di Barnaba in sua difesa Paolo si sia sentito grato, quasi stupito e sollevato per non dover affrontare tutto da solo. Il suo cuore si sarà scaldato alle parole di quel nuovo amico, deciso a proteggerlo e avrà trovato un riposo inaspettato. A volte è bello, semplicemente, lasciarsi portare senza dover far altro che «rimanere» saldi e fiduciosi nella Provvidenza di Dio che ci mette accanto persone buone.


Qôl/call

«Rimanete in me» (Gv 15,4) dice Gesù: verbo difficile da vivere per noi presi da tantissime cose. Eppure il rimanere è una disposizione del cuore, un fare silenzio anche nel caos della città e nella frenesia del lavoro. Il rimanere è trovare un riposo grato, come quello che oggi Paolo vive nei confronti di Barnaba. Sarebbe bello, anche solo per poco, oggi, darci la possibilità di «Rimanere nel Signore».

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it