17 Dicembre 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della IV Domenica di Avvento,
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Michèa (5,1-4)

Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

Chi e che cosa attendiamo? La Bibbia non dà un’unica risposta a questa domanda. A volte si attende un nuovo re, che salvi dagli oppressori; oppure diverse figure carismatiche che portino giustizia e benessere; a volte si attende l’intervento stesso di Dio, l’unico capace di creare una storia veramente nuova.
Quello del profeta Michea è l’annuncio di un’offerta di salvezza che viene dal Signore. È l’invito ad accorgersi di ciò che Dio sta operando sotto i nostri occhi. Perché Lui sceglie sempre, è il caso di dirlo!, il più piccolo, e questa logica ci spiazza di continuo.
A essere piccola, qui, è Betlemme di Efrata, “la più piccola” località del territorio di Giuda, che darà i natali a questo misterioso, atteso, futuro re di Israele. Proprio come avvenne in passato, quando un altro “piccolo” fu scelto a Betlemme tra i figli di Iesse, il giovane pastore Davide, che aveva un cuore disposto a diventare integro camminando con Dio (Cf 1 Sam 16).
Le origini dell’atteso re-pastore che, ancor più di Davide, porterà la giustizia e la pace, sono legate a un luogo modesto ma capace di essere molto fecondo. Se ci è noto, infatti, il significato del nome “Betlemme” (“casa del pane”), meno noto è questo accenno al clan di “Èfrata” (che si trova solo qui in Michea 5,1), e vuol dire “quella che porta frutti”, “la fruttifera” di olio, vino, grano e di tutti gli altri frutti buoni della terra promessa.
Pian piano, nella storia del popolo, l’attesa di liberazione prende forma: la forma del frutto maturo, la forma di un bambino nel grembo di “Colei che ha creduto” (Cf Lc 1,45), la vergine Maria.
Betlemme custodisce ancora oggi la memoria della nascita di Gesù, il frutto buono dell’incontro tra la terra e il cielo, il Principe della pace (Is 9,5; Cf Mic 5,4).


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“Benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1,42), esclama Elisabetta salutando Maria. Quale frutto di vita stanno portando le mie scelte?

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it