3 Settembre 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaia (Is 35,4-7a)

Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.


A ben leggere questo annuncio di salvezza che la liturgia di oggi ci regala ci sarebbe bastato che il Signore dicesse anche meno. Il profeta Isaia, di fatti, fa un annuncio paradossale. In modo esageratamente paradossale! Sarebbe infatti bastato che lo zoppo, nel tempo di restaurazione della giustizia e dell’ordine di Dio, camminasse. Il profeta dice invece che sarà capace di saltare come un cervo che va da una parte all’altra dei monti con la capacità di rimanere dritto anche sulle cime più impervie. Ci sarebbe bastato che la lingua del muto si sciogliesse ridandogli capacità di parlare, invece il profeta dice che il Signore la farà «gridare di gioia». Così nel deserto ci saranno «acque» (al plurale), non una semplice pozza e  nella steppa «torrenti»: tutto considerato già vederne uno sarebbe stato per i nostri occhi un prodigio. Possiamo chiederci allora il perché di questa grandezza.
È una grandezza che permette ai nostri occhi di abituarsi ai prodigi del Signore che sempre sono più grandi di quello che crediamo e riusciamo a vedere. Prodigi invisibili avvengono nella quotidianità, opere inaspettate che superano la nostra capacità di stupirci. Testi come questi ci abituano a una gioia che ci supera. Il secondo messaggio che la parola del profeta porta con sé è quello di essere anche noi, come il nostro Signore, esagerati nell’amore.


Qôl/call

«Effatà», cioè: «Apriti!» (Mc 7,34) è il grido di liberazione di Gesù nei confronti dell’uomo sordo e muto. Chiediamo al Signore di ripeterlo con noi, oggi. Dove, in quale situazione o realtà interiore abbiamo bisogno che arrivi?

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it