14 Maggio 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura dell’Ascensione del Signore (ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dagli Atti degli Apostoli (At 1,1-11)

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».


Questo racconto degli Atti ci descrive diverse scene riguardanti la vita di Gesù e gli apostoli dopo la sua Resurrezione. Il momento più intimo è quello che vede, di nuovo, gli apostoli a tavola con Gesù (At 1,4). Sono gli ultimi istanti che Gesù vive con i suoi prima di salire al Padre, carichi di attesa per quello che sarebbe avvenuto dopo. Doveva nascere la Chiesa, bisognava unirsi intorno alla fede in Colui che aveva reso possibile l’impossibile, tornare dalla morte.

Tra le parole che Gesù affida agli apostoli, prima di essere assunto in cielo, c’è n’è una che si carica di importanza: promessa (At 1,4) . Gesù assicura che il Padre ha promesso, innanzitutto.
In linea con la fede ebraica, il Dio di Abramo, Dio di Gesù e nostro è un Dio che promette. Ad Abramo aveva promesso una discendenza grande come le stelle del cielo (Gen 22,17), ad Israele aveva promesso un Messia, a Gesù «promette» che non abbandonerà gli apostoli anche se non lo vedranno più in carne e ossa con loro, donando la forza e il coraggio dello Spirito Santo. Per noi la promessa del Padre si realizza nel momento in cui, anche quando siamo soli ad affrontare la vita e le sue sfide, non ci sentiamo soli. La festa dell’Ascensione del Signore non corrisponde al suo abbandono della Terra ma a un modo nuovo di esserci. Ciò che il Signore continua a promettere è di farsi presente in termini di coraggio, franchezza, forza, pace, gioia, capacità di annunciare l’impensabile: che è finito il tempo della paura perché l’ultima parola non ce l’ha la morte.

Noi, amici di Dio, dovremmo saper vivere come coloro ai quali è stata fatta una promessa che in Gesù e nello Spirito del Padre ha trovato il suo compimento. Un Dio che promette è un Dio per il quale vale la pena vivere e rischiare.


Qôl/call

Quale promessa, che viene da Dio, sto aspettando? Cosa vorrei promettere con la mia vita?

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it