21 Ottobre 2022
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C,
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del Siràcide (35,15-17.20-22)

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

La preghiera è potente. A volte pensiamo che sia l’ultima spiaggia, quando le abbiamo provate tutte resta la preghiera. Come se fosse una resa inevitabile di fronte al peso della vita.
La preghiera del povero, del debole, assume in questo brano del Siracide le sfumature molto vive della supplica, del lamento ma anche, nei versetti 18-19 – non presenti nel testo liturgico ma presenti in quello biblico -, le sfumature delle lacrime e del grido.
“Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?” (Sir 35,18-19). La possiamo vedere bene, adesso, questa preghiera: è un volto di donna rigato dalle lacrime, sfigurato nel grido di dolore.
È anche il volto di chi si fa prossimo, soccorre e guarisce l’altro che ha bisogno: anche la preghiera di costui attraversa i cieli e arriva dritta a Dio (v. 20).
Preghiera è, anche, quella che compare sul volto che guarda a terra, di quell’uomo del Vangelo che, riconoscendo le sue colpe, si batte il petto pentito implorando la misericordia di Dio (Cf Lc 18,9-14).
Invece, sicuramente non è preghiera quella che esce dalla bocca e disegna il viso di quell’altro uomo che gode nella sua “intima presunzione” o, in modo più letterale, nella “sicurezza in se stesso” di essere giusto davanti a Dio, tanto da poter disprezzare gli altri che non sono degni come lui.
“Il volto del Signore (è) contro i malfattori” (Sal 33), un “volto contro” tutto ciò che preghiera non è e non diventa occasione di relazione autentica con lui, con se stessi e gli altri.
La preghiera di chi si rivolge a Dio, invece, disegna i tratti di un viso vero, umile, magari anche sofferente, oppure pentito e consapevole dei propri errori, ma sempre fiducioso di incontrare il Volto del Dio che salva.


Qôl/call

Qual è il mio volto quando prego? Mi rivolgo realmente a Dio, sono in comunicazione con lui in modo sincero? Quali volti vedo intorno a me, che diventano la mia preghiera da portare a Dio?

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it