28 Ottobre 2022
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla Prima Lettura della XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro della Sapienza (11,22-12,2)

22Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
23Hai compassione di tutti, perché tutto puoi,
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini,
aspettando il loro pentimento.
24Tu infatti ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
25Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
26Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore, amante della vita.

12,1 Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
12,2Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano
e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato,
perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.


L’autore del libro della Sapienza è sicuramente un israelita che vive in un mondo ellenizzato in cui non solo la lingua ma anche la cultura e la fede sono greche e a prevalenza pagane. Il confronto tra il Dio di Israele e gli altri dei è perciò inevitabile.
Lungo tutto il libro le categorie filosofiche greche sono rilette, attualizzate, criticate. L’idolatria dei popoli con cui Israele si è confrontato, come l’Egitto per esempio, è messa in ridicolo. Da questo retroterra emerge la poesia carica di fede di questo testo che descrive Dio, nelle sue caratteristiche principali che lo distinguono da tutti gli idoli o le divinità pagane.
Gli idoli non parlano e non respirano, il Dio di Israele ha diffuso il suo spirito in tutte le cose permettendo ad esse di vivere in Lui e per Lui.
Gli idoli non amano a loro volta coloro che li adorano, il Signore di Israele ama tutto ciò che ha creato a tal punto da «chiudere gli occhi davanti ai peccati» in attesa della conversione, proprio come Gesù fa con Zaccheo nel Vangelo di Luca (cfr. Lc 19, 1-10).
È bellissima l’immagine di Dio che emerge dalle parole misurate della Sapienza: un Dio che è Onnipotente nella sua misericordia. E se noi, uomini e donne di questa Terra, siamo solo, in fondo, una goccia di rugiada (cfr. Sap 11,22), possiamo diventare, in forza dell’appartenenza a Lui, una boccata d’aria fresca, una sorgente dissetante, una cascata prorompente per chi, attraverso di noi, vuole amare il nostro Dio.


Qôl/call

Il Dio di Israele, di Gesù, di Zaccheo, nostro non chiede, come pretendeva il culto degli idoli, che il nostro sangue venga versato per ottenere il suo favore. Il nostro Signore, amante della vita, ha dato il proprio sangue per noi. Da questa esperienza di salvezza nascono la fede e la sequela.
Che Dio ho conosciuto? Quali caratteristiche di Lui emergono dalla mia storia?

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it