Commento al Vangelo secondo Giovanni 20,1-9
Mettersi in cammino per… cambiare punto di vista!

E’ un fine settimana pieno di eventi, quello che hanno vissuto i discepoli di Gesù: dalla bellezza di una Cena, alla violenza della Morte. Tutto appare incasellato, la non vita ferma: un corpo lasciato in un sepolcro rimane immobile. Quante volte chiudiamo in sepolcri situazioni e persone, perdendo opportunità di vita e il nostro sguardo diviene INCASTRO.
Una nuova settimana che ri-comincia, ci colloca spesso all’interno di una quotidianità ripetitiva, questo primo giorno invece ha dell’eccezionale: “Maria di Magdala si reca al sepolcro e vide che la pietra era stata tolta”.

Il passo evangelico incomincia con il METTERSI IN CAMMINO verso un luogo che era stato chiuso da una pietra. Proprio il camminare ci porta al potersi imbattere in qualcosa di inaspettato.
Ma questo non basta! Tutto ciò si riempie di banale routine quando un sepolcro aperto diviene sinonimo di “hanno portato via il Signore”, limitandoci così a trarre le nostre immediate conclusioni. Maria non è ancora pronta per uscire da sé.
Va a chiamare infatti Pietro e il discepolo che Gesù amava, i quali corrono. Pietro, anziano, colui che ha sia conosciuto il Maestro, lasciando tutto per seguirLo, sia rinnegato, mostrandosi come uomo. E l’altro, giovane, colui che ha sperimentato il sentirsi amato incondizionatamente, a tal punto da esserci sotto la croce.
“Ma l’altro discepolo corse più veloce”. Sentirsi amati rende impazienti, tutto e subito, ma anche capaci di velocità, forza, energia. L’umanità di Pietro invece ha bisogno di più tempo: un avanzare tra dubbi, intuizioni, paure, slanci, nei gomitoli della vita!
La passione e l’entusiasmo iniziale non sono sufficienti, si attende l’esperienza più anziana: Pietro è il primo che davvero entra nel sepolcro e con i propri sensi, VEDE lo spazio che lo circonda, riconosce i teli e il sudario vuoti. Vede, percepisce… ma non riesce a capire. Non gli è sufficiente un raccogliere dati, guardando l’assenza di un corpo: troppi dubbi e razionalità, troppi personali schemi.
“L’altro discepolo entrò” come aveva fatto Pietro, “e vide” esattamente quello che aveva visto Pietro, stesso sepolcro, stessi teli e sudario, “e CREDETTE”. Stessa visione, percezione diversa. Perchè questa differenza?
Pietro vede l’interno del sepolcro e si ferma. L’amato va oltre: si lascia meravigliare, quella visione lo incontra, lo interroga e lui si lascia arricchire! Ciò che vede diviene un nuovo tassello che acquista valore in relazione ad un puzzle più grande, che contiene tutta la sua esperienza di discepolo amato da Gesù.


Guardate i sepolcri vuoti, leggete le vostre esperienze, gesti e parole, datevi la possibilità di CAMBIARE PUNTO DI VISTA, e uscire fuori dai vostri schemi. Così un sepolcro chiuso viene aperto; una routine, si riempie di sorprendente novità; un corpo mancante fa “vedere” la vita; un’esperienza tangibile diventa Fede.
Assaporiamo così la Pasqua senza la presenza del corpo di Gesù, solo se il nostro SGUARDO permette alla Vera Luce di irrompere nei nostri sepolcri!