CAST TECNICO

Titolo originale: AnneFrank. Parallel stories
Regia: Sabina Fedeli e Anna Migotto
Sceneggiatura: Sabina Fedeli e Anna Migotto
Fotografia: Fotografi del Piccolo Teatro di Milano
Montaggio: Fotografi del Piccolo Teatro di Milano, Sabina Fedeli e Anna Migotto
Musiche: Lele Marchitelli
Scenografia: Lele Marchitelli
Costumi: Costumisti del Piccolo Teatro di Milano
Durata: 92’
Genere: Docu-fiction
Nazione: Italia
Produzione: 3D Produzioni e Nexo Digital
in collaborazione con Rai Cinema, Sky Arte,
Anne Frank Fonds, Piccolo Teatro di Milano – Teatro Europa
Distribuzione per l’Italia: Nexo Digital
Uscita in Italia: 11 novembre 2019

CAST ARTISTICO

La narratrice: Helen Mirren
L’adolescente Katerine: Martina Gatti
Arianna Szöréni: Se stessa
Sarah Lichtszesin-Montard: Se stessa
Helga Weiss: Se stessa
Andra Bucci: Se stessa
Tatiana Bucci: Se stessa

Sguardo di insieme

La storia di Anne Frank s’intreccia, nella costruzione del film, con quella di cinque sopravvissute alla Shoah, all’epoca bambine e adolescenti come Anne, cariche della stessa voglia di vivere e dello stesso coraggio, esempio, oggi, di come sarebbe stata la vita della giovane Anne se avesse potuto continuare nonostante Auschwitz e Bergen-Belsen.
Helen Mirren (premio Oscar per The Queen – La Regina, 2006) accompagna lo spettatore attraverso le pagine del Diario che interpreta, commenta e attualizza. Il set, stupendamente ricostruito dagli scenografi del Piccolo Teatro di Milano, è la camera del rifugio segreto di Amsterdam, dove Anne, con la sua famiglia, è rimasta rinchiusa per due anni. L’artificio cinematografico usato da Sabina Fedeli e Anna Migotto sta nell’aver intrecciato la storia di Anne con quella di Arianna Szörenyi, Sarah Lichtsztejn-Montard, Helga Weiss e delle sorelle Andra e Tatiana Bucci. C’è un terzo piano narrativo all’interno del film, quello di Katerine, l’adolescente accompagnata dal suo smartphone, che parte per un viaggio in solitaria verso i luoghi della memoria ebraica in alcune capitali d’Europa. Katerine ci parla attraverso i social, quasi fosse l’eco del diario cartaceo di Anne, ma questa volta in digitale. Se Kitty è l’amica immaginaria alla quale Anne rivolge le sue pagine, Katerine è la ragazza di oggi alla quale le brillanti registe rivolgono il “memento” storico. Attraverso Katerine, Kitty sono tutti gli adolescenti di oggi. “Mi chiedo come siano stati i tuoi ultimi giorni. Riuscivi ancora a sperare? Qui è finita la tua storia e qui è iniziato il mio viaggio. Cerco risposte da chi è sopravvissuto.” Martina Gatti alias Katerine scrive frasi di questa portata sui social media riuscendo così a creare un ponte tra le generazioni. Sul fronte del linguaggio cinematografico questo accade grazie a un montaggio molto curato.
Non mancano le interviste a discendenti di ebrei perseguitati, a storici e a specialisti, per illuminare sulla teoria distorta che ha dato origine al nazismo. Il valore del docu-film è, sì, nella sua documentazione, ma anche nell’avvicinare  i coetanei di Anne Frank alle sue emozioni, alle sue esperienze e ai luminosi valori che hanno resistito nonostante la più crudele delle persecuzioni. La volontà di capire la sensibilità di Anne adolescente ci richiama un altro film, recensito sulle pagine di questa rivista, Una volta nella vita, di Marie-Castille Mention-Schaar. L’insegnante-protagonista voleva che i suoi liceali esplorassero il “sentire” dell’adolescenza durante la Shoah.

 

Linee di lettura

“Per non dimenticare”. Questo l’obiettivo del docu-film che potremmo anche chiamare film di formazione dedicato a ragazzi e adolescenti di questo nostro scorcio di millennio affinché ritrovino fiducia nella persona, nonostante la storia e il presente. Vite parallele è un raffinato lavoro di ricostruzione storica, documentatissimo, dove esperti parlano e convincono. Il più grande genocidio del ventesimo secolo viene messo a confronto con la crescente paura del diverso, con punte di discriminazione razziale e odio gratuito di cui oggi proprio i social danno prova. Nel docu-film la voce coraggiosa e ottimista della ragazzina Anne Frank potrebbe guidare milioni di ragazzi a guardare dalla giusta prospettiva.
Chiediamoci, nella veste di giovani dai 18 ai 25 anni, chi sia la Kitty di oggi e che profilo abbia sui social. Che profilo delineano di sé i ragazzi di cui educatori e pastoralisti del 2020 si prendono cura? Gli hashtag che Katerine semina vanno alla ricerca di risposte contro un racconto di efferata crudeltà che si contrappone al desiderio di bellezza e di pace sottolineato dalle parole della violoncellista Francesca Dego e dalla bellissima colonna sonora di Lele Marchitelli, così moderna e al tempo stesso così rispondente al sentire di allora. Invitiamo i ragazzi di cui ci prendiamo cura a continuare a testimoniare e commentare la cocente lezione storica vissuta da più di un milione di ragazzi come loro, con lo stesso sentire, con la stessa fame di futuro? Interpretare e dare valore ai pensieri di Anne Frank con i ragazzi di oggi è una sfida che li potrebbe far maturare come nessun’altra.
Potremmo fare del docu-film una lezione sull’infanzia negata e sull’incenerimento di più di un milione di possibilità di futuro? Ancora, potremmo chiederci cosa uccide l’infanzia, oggi. Urge farlo perché il vissuto di Anne si sta allontanando e le storie cominciano a scivolare via con i loro testimoni che si diradano. La tragedia accaduta allora comincia a scolorire. Urge perciò parlarne e il linguaggio cinematografico lo fa con una forte presa. I ragazzi si sono già dati da fare con la creazione del profilo Instagram @CaraAnneFrank che parla di Anne e delle sue contemporanee sopravvissute e raccoglie pensieri ed emozioni sul tema della memoria. Cosa scriveremo noi?

(Caterina Cangià, SE VUOI 1/2020)