«Datevi  al MEGLIO  della vita»  (ChV 143) 

di don MICHELE GIANOLA

direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni, CEI-  m.gianola@chiesacattolica.it 

 

«Giovani, non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo. Non riducetevi nem- meno al triste spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete decisioni. Rischiate, anche se sbaglierete. Non sopravvivete con l’anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Datevi al meglio della vita! Aprite le porte della gabbia e volate via! Per favore, non andate in pensione prima del tempo» (Francesco, Christus vivit, 143). 

Quest’anno abbiamo scelto questo tema perché la vocazione è così: mettersi alla ricerca del meglio della vita, intuirlo, riconoscerlo e decidersi a seguirlo! Il meglio della vita è quello a cui tutti aspiriamo, è il desiderio nascosto nel cuore, la voglia di vivere in ciò che ci rende felici. Attenzione! Queste due parole ‘vocazione’ e ‘felicità’ possono trarti in inganno perché rischiano di evocare immagini che ci siamo fatti e non corrispondono alla realtà. Per gustarne tutto il sapore devi abbandonare per un momento l’idea che ti fa confondere ‘vocazione’ con ‘vocazioni’ e che ti fa immaginare una vita felice come una vita senza problemi o senza difficoltà. 

Lascia da parte un momento la tua idea e ascolta le parole: ‘vocazione’ porta con sé il sapore di una voce, quella del tuo nome pronunciato, da chi ti ha voluto bene, dai tuoi amici, dalla persona di cui ti sei innamorato/a. A volte il sapore è buono, altre volte ne puoi sentire tutta l’amarezza. Vocazione è una voce che viene dalla storia, dai luoghi, dai posti, dalle persone: Dio non parla da fuori ma da dentro la realtà. È per questo che Papa Francesco ti spinge, ti invita, ti incoraggia ad uscire, andare a conoscere il mondo non come un turista o come uno spettatore, ma come chi entra in contatto, si lascia stupire, interrogare, sente la realtà, ne conosce i sapori, gli odori, ha il coraggio di guardare negli occhi, di ascoltare le voci delle persone che camminano accanto: la vocazione è la risposta a una parola udita all’orecchio del cuore e viene silenziosamente da una persona, una comunità, alcuni volti, un luogo abitato; perché la vocazione – come l’amore, la vita – è sempre per qualcun altro e insieme a qualcuno e non la si riconosce a tavolino, non calcolando il futuro o giocando la vita come fosse una partita di scacchi dove tutto è complicato, non pensando alla volontà di Dio come la soluzione a un problema difficile. La vocazione sorge come qualcosa che meraviglia, sorprende!

Prova a guardare l’immagine del manifesto che un amico ha dipinto (a fine articolo): è piena di tanti indizi che raccontano di uomini e donne che hanno incontrato Gesù, lo hanno riconosciuto e hanno deciso di seguirlo, intuendo la loro vocazione. C’è la casa di Zaccheo con accanto il sicomoro (Lc 19,1-10) e lì accanto la punta della barca che era di Simone e Andrea (Mc 1,16); poco più avanti la brocca dimenticata dalla Samaritana (Gv 4,28) e il fuoco di brace ancora acceso dopo il pranzo di pesce arrostito consumato con il Risorto (Lc 24,36-43). Ancora, sulla sinistra, le monete lasciate da Matteo (Mt 9,9) e ai piedi di Gesù il vaso di nardo, di cui ancora sentiamo il profumo, insieme al Vangelo (Gv 12,3). Affonda i tuoi occhi nella Parola di Gesù e ascolta le storie di chi prima di te ha scoperto che il Meglio della Vita non è qualcosa ma qualcuno. Il Meglio della Vita è Gesù e dall’incontro con Lui può sorgere anche per te una promessa che ti fa intuire il posto in cui poter danzare il tuo domani – fa’ caso alle ombre dei due giovani che vogliono lasciarti scorgere ciò che accade nel cuore all’incontro con lui. 

La vocazione sorge come qualcosa di inaspettato, sorprendente, da un incontro che inizia a cambiare la vita rendendola più densa, più saporosa, più viva. E ora ascolta la parola ‘felicità’. Forse la vocazione ti è stata annunciata come se la vita nuova promessa dal Vangelo ti introducesse in una vita ‘altra’ senza dolori, contraddizioni, fatiche. Il latino fēlix deriva dalla stessa radice verbale – ‘allattare, nutrire’ – di fēcŭndus: ‘fertile, produttivo’. La felicità ha a che fare con la fecondità, una vita felice è una vita feconda! E fecondità fa rima con ‘relazione’ perché non si può essere fecondi da soli. 

Ecco! Ora puoi tornare a fantasticare sulla vocazione e sulle vocazioni perché anche queste ultime si sono colorate della loro tinta migliore. Sì, perché abitando la storia e la Parola di Dio, spendendoti nella carità, animando la vita della tua parrocchia, abitando il tuo luogo di lavoro o i banchi dell’università, visitando i poveri, gli ammalati, gli anziani, prendendoti cura dei più piccoli e di quelli che abitano con te, vivendo – semplicemente – le tue relazioni quotidiane ti potrai innamorare di una persona, di una comunità, di un ministero da compiere, di una missione da servire e se il tuo amore crescerà con il tempo, se attraverserà il deserto e diventerà concreto, stabile e corrisposto, avrai scoperto gli argini entro cui versare tutta l’energia della tua vita. Così potrai ascoltare l’invito a diventare prete, a consacrarti, a entrare in un monastero di clausura, a costruire una famiglia, a spendere la tua vita da laico nella Chiesa: per rendere il tuo pezzetto di terra sempre più simile al Cielo! Coraggio! È questo il meglio della vita!

(da SE VUOI 1/2020)