CAST TECNICO

Titolo originale: Gifted

Regia: Marc Webb

Sceneggiatura: Tom Flynn

Fotografia: Stuart Dryburgh

Montaggio: Bill Pankow

Musiche: Rob Simonsen

Scenografia: Laura Fox

Durata: 101’

Genere: Drammatico

Nazione: USa

Produzione: Filmnation entertainment, Fox Searchlight Pictures, Grade a entertainment

Distrib. Italia: 20th Century Fox

Anno di uscita in Italia: 2017

 

CAST ARTISTICO

Chris Evans: Frank Adler

Mckenna Grace: Mary Adler

Lindsay Duncan: Evelyn Adler

Jenny Slate: Bonnie Stevenson

Octavia Spencer: Roberta Taylor

Glenn Plummer: avv. Greg Cullen

John Finn: Aubrey Highsmith

Elizabeth Marvel: Gloria Davis

Jona Xiao: Lijuan

Keir O’Donnell: Bradley Pollard

Julie Ann Emery: Pat Golding

 

SGUARDO DI INSIEME

Vicino a Tampa, in Florida, la piccola Mary Adler cresce in una casa modesta ma dignitosa, a pochi metri dal mare, accudita amorevolmente dallo zio Frank (Chris Evans), riparatore di barche nonché fratello della madre, donna geniale, morta suicida per fragilità naturale quando la bambina era ancora in fasce. Al compiere dei sette anni, Mary, che vorrebbe studiare a casa sua, viene invitata dallo zio a frequentare una scuola pubblica. Qui la piccola manifesta un talento naturale per la matematica, e sebbene riesca a fatica a scrivere alla lavagna per la statura che ha, risolve equazioni complesse suscitando l’interesse di preside e insegnanti. Come la notizia si diffonda non ci è dato sapere, ma il fatto è che la nonna materna della bambina (Lindsay Duncan), che per anni si era disinteressata della nipote dopo il trauma del suicidio della figlia, colpita dallo straordinario, precocissimo talento della piccola, pretende per lei una formazione nel prestigioso MIT (Massachusetts Institute of technology), guidata da insegnanti specializzati messi a sua disposizione perché possa portare a termine il lavoro incompiuto della madre, anche lei matematica di grande talento.

Lo zio Frank, nonostante rischi di perdere l’affidamento, resta fedele alla promessa fatta alla sorella prima che morisse: garantire a Mary un’infanzia serena, cadenzata dai compiti e dagli impegni della scuola pubblica e rallegrata dai pomeriggi di gioco con i coetanei. I due modi diversi di immaginare il futuro della bambina si scontreranno in una battaglia legale per l’affido, nella quale anche Mary sarà impaziente di dire la sua. La materna e dolcissima vicina di casa, Roberta Taylor (Octavia Spencer) è di sostegno e conforto a zio e nipote durante la lunga e faticosa battaglia che si conclude con l’affidamento di Mary a una coppia.

Complice – indirettamente – il gatto di Mary e la giovane maestra di Mary, Bonnie, Frank rivela alla madre che la mamma della piccola aveva segretamente risolto un complicato problema matematico e le promette di pubblicare il suo lavoro a patto di riavere l’affidamento della piccola. Il film si conclude con il ritorno di Mary a casa dello zio che la segue, curioso e amorevole, sia quando lei frequenta i corsi universitari di matematica che quando, spensierata, va alla scuola pubblica della cittadina.

DALLA PARTE DEI BAMBINI

Il film può essere messo a confronto con Il mio piccolo genio di Jodie Foster e, solo in un certo senso, con A beautiful mind di Ron Howard, ma l’unicità di Gifted – il dono del talento -, opera con classica struttura a tre atti comprendenti il conflitto e la sua risoluzione, è l’attenzione del regista, più che sulle qualità matematiche di Mary, sulla complessità dei rapporti famigliari che queste hanno generato. Indaga, certo, sui problemi della genialità e della depressione e sui rischi insiti nella grande differenza che c’è tra un ragazzo geniale e i suoi coetanei. Sullo sfondo, il film si chiede e ci chiede: “Il talento è una fortuna o è una condanna alla solitudine?”. Ci invita, in un certo senso, a discutere sul diritto delle menti “speciali” a una vita “normale”. Ci chiede ancora di decidere se crescere i bambini con talento come bambini normali, privilegiando la serenità dei rapporti quotidiani e stimolando il loro interesse nelle piccole gioie quotidiane fatte di affetti, di complicità e di stima, oltre che di gioco e divertimento. Per gli adulti non è facile prendersi una delle due responsabilità: lasciarli liberi di fare i bambini ignorando il loro potenziale o rinchiuderli nelle università a studiare e dedicare la loro vita allo studio? La risposta potrebbe solo essere: “i gifted devono ‘essere’ felici e non ‘farci felici’”.

A livello contenutistico, nel film emergono ferite famigliari non rimarginate, impastate con problematiche etiche riferite all’educazione e all’istruzione niente affatto banali. A livello estetico il film è un vero regalo per i sensi. Essenziale la fotografia di Stuart Dryburgh e piacevole la colonna sonora di Rob Simonsen. Ottima la recitazione.

Agli animatori ed educatori di ragazzi, cosa resta nel cuore quando si spengono le luci della proiezione? Forse l’impegno ad avere occhi e orecchie per vedere e sentire i talenti presenti nel “piccoli” del regno? O, ancora di più, la passione nel coltivarli in vista del regno? Come sarebbe bello!

(di Caterina Cangià – SE VUOI 1/2018)