Io faccio la mia parte

di Marina Beretti e Teresita Cabri, Apostoline

 

Non è per niente semplice riuscire a scrivere qualcosa di sensato in questi giorni in cui, a causa di un virus mortifero che si sta insinuando nella nostra quotidianità, tutti siamo abitati da “ostacoli e novità”. Ognuno sta incontrando il lato nascosto e imprevisto della personale vocazione. Tra i tanti pensieri che ci abitano, può far bene concederci qualche minuto per far risuonare una favola, semplice ma profondamente vera. L’avrai sentita anche come campagna di sensibilizzazione sull’emergenza sanitaria di questi giorni. Rileggila però come fosse una novità. «Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì volava in senso contrario con una goccia d’acqua nel becco. “Cosa credi di fare?” Gli chiese il leone. “Vado a spegnere l’incendio!” Rispose il piccolo volatile. “Con una goccia d’acqua?” Disse il leone con un sogghigno di irrisione. Ed il colibrì, proseguendo il volo, rispose: “Io faccio la mia parte!”».

SCENA UNO: Don Fabio di Brescia ha un’abilità speciale nel far sentire Gesù vicino alla vita, soprattutto per ricordare che Lui, Gesù, è dalla parte dei più piccoli, fragili e dimenticati. È pane quotidiano per questo prete condividere ciò in cui più crede e far attivare rapidi esami di coscienza capaci di provocare passi di quotidiano cambiamento in chi l’ascolta, o quanto meno di attivare il desiderio del cambiamento. Non ci voleva questa emergenza sanitaria per liberare la sua creatività e farsi vicino a tanti. Da quando non è più possibile muoversi per incontrare le persone della sua parrocchia, ogni giorno, con fedeltà, registra piccoli video in cui, non solo ai più vicini, ma ai vicini dei vicini che condividono nei propri social questi video, lancia sprazzi di umanità e di Vangelo. In questi giorni così strani, questi messaggi diventano buon seme caduto nella terra che porterà frutto al rifiorire della vita. Quando mi sono permessa di dirgli grazie per il bene che mi ha fatto incontrarlo virtualmente, mi ha risposto: “Provo a fare una piccola parte e a ricordare dignità e speranza quotidiana e semplice. Mi affido anche alla vostra preghiera”.

SCENA DUE: Doretta e Paolo di Roma sono diventati genitori adottivi per la terza volta. La loro casa con gioia e trepidazione ha fatto spazio a un figlio venuto da lontano. Sono riusciti a rientrare dalla Cina prima che esplodesse l’epidemia del Covid-19! E poi nuovi equilibri, nuove dinamiche tra tutti e cinque, nuovo ritmo per dare a ciascuno lo spazio d’amore di cui ha bisogno. All’improvviso però tutti e cinque chiusi in casa, come del resto tutte le famiglie. Eventi non certo previsti che hanno imposto per questi sposi e genitori di imparare a essere famiglia proprio nella condivisione della totalità del tempo e dello spazio, per “imparare la custodia dei tempi e degli spazi dell’altro e la custodia dei tempi con e per i bambini”. In questa ricerca del nuovo modo di ritrovarsi insieme, armonizzando le esigenze di tutti, non è venuto meno l’aiuto per altre coppie e famiglie ma nella loro casa, attivando incontri attraverso la tecnologia, così che nessuno si senta abbandonato al proprio destino. Una confidenza di lei: “Ma ci pensi a quei giovani fidanzati che avevano progettato di sposarsi proprio in questo periodo? Ci dobbiamo prendere cura di loro perché la speranza del futuro non venga meno”.

SCENA TRE: Mario, un medico specializzando in un ospedale di Roma, condivide la sua testimonianza per una Via Crucis preparata dalla Pastorale giovanile di Pisa e necessariamente vissuta ognuno nella propria casa, “per avere il coraggio di amare e di sperare” anche in questi giorni. Così Mario si racconta: «Essere medici, in particolare specializzandi, in questo momento, in questa emergenza, vuol dire essere veramente in prima linea a contatto con la sofferenza delle persone. Forse da fuori ci vedete come supereroi che affrontano i rischi, sprezzanti del pericolo… La realtà non è questa. Siamo uomini con le nostre debolezze, le nostre fragilità e le nostre paure. Come tutti voi siamo chiamati a un momento di responsabilità. Come cristiano ciò che mi dà forza e un po’ più di coraggio, è vedere in ogni persona, in ogni paziente che soffre, il volto di Gesù. Questo mi fa andare avanti, al di là del dovere, al di là della responsabilità». La “piccola-grande” parte di tanti uomini e donne che in questi giorni si sopraspendono per la vita di tanti ci fa toccare l’anonimato benedetto di cui parla Gesù: «Ogni volta… l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).
Per comprendere e vivere oggi la propria vocazione, serve semplicemente che anche tu riesca a volare, come il colibrì, dentro gli intrecci della vita con leggerezza e… possa sempre fare la tua piccola-grande parte.

(Rivista SE VUOI 3/2020)


…Se non posso fare grandi cose,

posso fare piccole cose
in un modo fantastico! (Martin Luther King Jr)