“MENTRE…”

 

 

 

Penso siano molte le persone che cercano di vivere una vita programmata: è un’esigenza per chi ha molti impegni! I nostri impegni sono gestiti da qualche app sul telefono, con suone­rie che ricordano che è ora di partire per questo o per quel­l’altro luogo. Io ho imparato che que­sta programmazione dettagliata, pur utile per non perdere troppo tempo, è del tutto illusoria, per­ché quasi mai accade che la giornata si svolga come è scritto nel­l’agenda. Ho scoperto che, MENTRE sto facendo qualcosa, accade altro che non avevo programmato o che, men­tre mi sposto tra un im­pegno e l’altro, incontro qualcuno che mi chiede di fermarmi, di mettere da parte la mia pro­grammazione e ricono­scere quanto sta accadendo come importante.

Era l’ottobre 1994 e avevo deciso di ordinare la mia scrivania che risul­tava insostenibilmente ingombra di riviste e fogli vari. Tra le varie rivi­ste c’era un settimanale che l’Azione Cattolica inviava a coloro che avevano incarichi dioce­sani (io ero assistente dell’ACR). Erano veramente molti i numeri che si erano accumulati, ancora tutti incellofanati: avevo deciso di prenderli in blocco e gettarli via, ma, MENTRE lo facevo, uno mi è caduto e mi sono dovuto chinare per raccoglierlo. Lo sguardo si è fis­sato sull’indice e ho notato un articolo che mi in­curiosiva; mi sono fermato per leggerlo con attenzione: parlava di una iniziativa dell’AC che ri­guardava la diocesi di Sa­rajevo (che in quegli anni si trovava in guerra) e su­bito mi è venuto in mente che quella proposta po­teva essere molto adatta per i nostri ragazzi del­l’ACR. Mi sono messo su­bito in movimento telefonando a diverse persone. Da quel preciso mo­mento è partita per me una successione di eventi che mi ha portato per di­versi anni a viaggiare in Bosnia e a stringere ami­cizie che, ancora oggi, sono molto importanti. Ho sempre letto come una provvidenza quello che è accaduto quel giorno. Ho riconosciuto in quella storia che mi ha legato in modo forte alla diocesi di Sarajevo una chiamata del Signore ad allargare il mio sguardo per incontrarlo là, lontano da casa mia, in un luogo ove erano acca­dute cose terribili, ma dove anche io ero chiamato a fare qualcosa per contri­buire alla rinascita della pace. Tutto questo era partito MENTRE ordinavo la mia scrivania.

Mi viene in mente un episodio del Vangelo a cui sono molto affezionato.
Un uomo di nome Giairo invoca l’aiuto di Gesù per­ché sua figlia sta morendo. Gesù accoglie la richiesta di quel padre, ma, MENTRE stanno andando a casa di Giairo, una donna, che da molti anni sof­friva di gravi emorragie, decide di approfittare della presenza di Gesù e, con fede, tocca i suoi abiti per ottenere la guarigione. C’è molta folla intorno a Gesù, ma Gesù si ferma perché vuole conoscere chi lo abbia toccato. Quella donna prende coraggio e si fa avanti. Lei sa che, se­condo la Legge, non avrebbe dovuto essere lì e non avrebbe potuto toc­care nessuno, perché una donna che perde sangue è impura e rende impuro tutto ciò che tocca. Ma la sua disperazione era gran- de e racconta a Gesù ogni cosa. L’incontro si protrae per qualche minuto…


MENTRE
leggo quelle pa­role, mi metto nei panni di Giairo; sento dentro di me la sua urgenza che, in silenzio, grida a Gesù che non c’è più tempo, che sua figlia sta morendo… e in­fatti accade proprio così: qualcuno viene a dirgli che ogni speranza è per­duta. L’incontro con quella donna, che aveva sottratto a Gesù del tempo prezioso MENTRE si stavano recando a casa per cu­rare la figlia in situazione gravissima, per Giairo po­teva essere letto come una sventura, come un grave rifiuto di Dio, come un’in­terferenza nefasta. Ma Gesù è ancora lì e vuole gua­rire sua figlia. Quel “men­tre” che Gesù trascorre con la donna malata non è tempo sottratto a Giairo e a sua figlia, perché Dio, che agisce sempre e vive l’eterno, ha sempre tempo per venirci in aiuto. Anche a noi può sem­brare qualche volta di aver perso un’occasione preziosa, di aver mancato l’appuntamento per un soffio perché, MENTRE tutto sembrava andare per il verso giusto, qualcosa si è frapposto tra noi e il Si­gnore. Ma Dio ha sempre un tempo per noi, per guarirci, per venirci incontro, per salvare la no­stra vita; magari… mentre sta andando a casa di qualcun altro. Nella no­stra vita iper programmata, forse a Dio rimangono solo “i nostri mentre” per parlarci, per farci comprendere qualcosa di im­portante, per stupirci con qualcosa di inatteso. Pro­prio in quei MENTRE qualcosa di divino accade.

(Andrea Turchini, rivista SE VUOI 6/2021)