COMMENTO AL VANGELO SECONDO LUCA 4,1-13

Riscoprire la fame

Se il Vangelo di questa domenica fosse una persona in carne e ossa, sarebbe un messaggero che corre a perdifiato via dal campo di battaglia verso la sua città, per annunciare al popolo la vittoria del suo esercito. Luca scrive di un Gesù trentenne che attraversa un tratto del deserto tra il Giordano e Gerusalemme per quaranta giorni, senza mangiare nulla e dialogando per tre volte con il diavolo. È un racconto molto essenziale: l’evangelista ha un messaggio chiaro per noi, vuole concentrare la nostra attenzione su alcuni particolari significativi di questa lunga e ricca camminata.
Infatti, non si capisce precisamente perché Gesù inizi questo viaggio: di lui si dice solo che era “pieno di Spirito Santo” quando si è “rivolto via” dal Giordano, e continua a camminare “nello Spirito” (v.1 en tô pneùmati) per tutta la durata del cammino: questo significa che di fronte a un improvviso stravolgimento del percorso, egli dà fiducia ad un’intuizione e asseconda l’imprevisto.
Ed ecco Gesù che passa un mese e dieci giorni nel deserto. Luca ci dice che si tratta di un tempo in cui si entra e che ha una fine ben determinata; un tempo in cui non si mangia, ma che causa una fame quasi animalesca; un tempo di domande, obiezioni e dubbi, ricordi, scelte e risposte. In questa prospettiva, il deserto non sembra più un luogo sconfinato e vuoto, ma diventa uno spazio fisico, della Storia e del cuore che, se attraversato, non ci lascia indifferenti. Un esempio di ciò è il grande senso di fame che Gesù prova dopo i quaranta giorni in cui “non mangiò nulla” mentre “era messo alla prova dal diavolo”. Realisticamente, diventa davvero difficile camminare per chilometri senza nutrirsi, per di più in condizioni di stress fisico e psicologico. Tuttavia Luca si serve di queste immagini per mostrarci Gesù in ascolto di sé: le tre proposte del “diavolo”, letteralmente “ciò che devia, che inganna”, sono le obiezioni e le paure di Gesù stesso, le stesse che ciascuno di noi incontra nel cammino. Sono parte delle nostre reazioni agli stimoli del percorso. Gesù le ascolta, le segue anche lì dove lo conducono (vv. 5, 9), e proprio questa sincerità dolorosa e profonda, insieme al ricordo di una Parola ricevuta, gli permette di “scegliere di rispondere”, come suggerisce l’etimologia del verbo nel testo greco (vv. 4, 8, 12apokrínô). Gesù non ha una risposta pronta, quella “giusta”. È il confronto con i dubbi e le resistenze che abitano il suo cuore a suggerirgli una risposta, a ricordargli cos’è che desidera davvero: ed ecco che ha di nuovo “fame”. È significativa la scelta del verbo peinân (v.2), che significa “avere fame” e, in senso figurato, “avere un grande desiderio”, “bramare”.
Luca corre a darci un incredibile messaggio d’amore, e lo fa mostrandoci un Gesù che è uomo fino in fondo:
davvero possiamo guardare negli occhi e ascoltare con fiducia la profondità di ciò che siamo, attraversare e abbracciare paure e domande che parlano di noi. Il rischio? Riscoprire ciò di cui abbiamo fame!

(di Adriana Perrelli 22 anni)