Quegli occhi luminosi che risanano
GIOVANNI DI ZEBEDEO

 

 

 

 

Pietro e Giovanni salivano al tempio… (Atti 3,1)

È curioso… Giovanni, negli Atti degli Apostoli, appare quasi sempre in compagnia di Pietro, come se l’uno fosse in qualche modo garante dell’altro. A suo tempo, il Maestro aveva inviato i suoi a due a due, ora Pietro sceglie Giovanni come suo compagno di annuncio. Il che ci porta anche a pensare che probabilmente il discepolo amato, menzionato nel quarto Vangelo, corrisponda proprio a lui, a Giovanni, visto che, anche in quel caso, interagisce più volte con Pietro. Non essendo, tuttavia, questa una cosa certa, ci concentriamo sugli Atti degli Apostoli che presentano a chiare lettere il “secondo si” di Giovanni, figlio di Zebedeo.
Dopo la fotografia della prima comunità cristiana in Atti 1,13-14, lo vediamo comparire in scena al capitolo 3: Giovanni, salendo al tempio con Pietro per la preghiera delle tre del pomeriggio, resta colpito dalla presenza di uno storpio dalla nascita che quotidianamente viene deposto alla porta del luogo sacro. Lo fissa, lo invita a guardare verso di loro, partecipa alla sua guarigione, suscitando prima lo stupore del popolo e poi l’irritazione delle autorità religiose e finisce in prigione. Il pomeriggio inizia salendo al tempio per pregare e finisce scendendo in prigione per essere giudicato. Gli apostoli non sono più chiusi nel cenacolo: annunciano, rispondono con schiettezza, argomentano e non si lasciano condizionare dalle minacce. A partire da Pietro e Giovanni. a Gerusalemme, nel tempio, il suo sguardo è conforme allo sguardo del Maestro, traducendosi in un’attenzione al povero, considerato ormai come una sorta di “arredo” del tempio, quotidianamente deposto al suo ingresso per chiedere l’elemosina.
Giovanni non sa che, in quel povero, quarantenne (Atti 4,22) e storpio, le generazioni successive avrebbero visto l’immagine dell’intero popolo d’Israele rimasto, con la sola Legge, alla soglia del tempio. Chi risponde alla chiamata di Dio porta negli occhi lo sguardo del Risorto che guarisce, risana, abbraccia singoli e popoli.

Inviarono loro Pietro e Giovanni… (Atti 8,14)

Chi l’avrebbe mai detto? Giovanni, sempre insieme a Pietro, viene inviato dalla comunità di Gerusalemme in Samaria, al fine di verificare se le conversioni che stanno verificandosi sono o meno opera dello Spirito. Proprio lui che un giorno, passando da quella regione, aveva invocato sui Samaritani il fuoco dal cielo per la poca ospitalità nei confronti di Gesù! (Lc 9 ,51-56). Occorre un grande discernimento per dare, a poca distanza di tempo, una valutazione libera e limpida. Chissà quali pensieri saranno passati nella sua mente mentre percorreva la strada che separava Gerusalemme dalla Samaria. Eppure, quella regione che aveva rifiutato il Maestro si rivela ora particolarmente accogliente verso gli elleno-cristiani perseguitati. Il testo è sobrio e non si dilunga sui particolari: Pietro e Giovanni «scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo». Nessuna ripicca, nessuna ombra, nessun rancore: semplicemente la capacità di vedere Dio all’opera, di discernere la sua volontà e di condividere il dono più prezioso ricevuto fino a quel momento: lo Spirito Santo. Chi risponde alla chiamata di Dio non ha i pugni chiusi, ma le mani aperte; non ha l’occhio strizzato che sbircia dalle fessure alla ricerca del male, ma l’occhio sereno che contempla con riconoscenza il bene; non resta legato alle esperienze negative del passato ma sa guardare avanti e costruire futuro.

Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni (Atti 12,2)

Molto presto, la luce che brilla nello sguardo di Giovanni deve fare i conti con le tenebre che abitano lo sguardo di Erode Agrippa I. Questi, per puro opportunismo politico, maltratta i membri influenti della Chiesa di Gerusalemme e arriva a far uccidere Giacomo, fratello di Giovanni. Scatta l’ora del martirio. Giacomo è il primo dei Dodici a morire. Visto che la cosa è gradita, Erode fa mettere in prigione anche Pietro. Giovanni è provato: due suoi fratelli, uno di sangue, uno di missione, sono esposti alla morte. Il primo l’ha già sperimentata, il secondo rischia grosso. La morte di Giacomo pone fine all’esistenza del collegio dei Dodici; e poiché Giacomo non viene sostituito, ciò significa che la Chiesa apostolica giudica superata la sua funzione di rivolgersi unicamente a Israele quale popolo di Dio, significata dal numero Dodici. Invece di implodere nella paura, la Chiesa allarga il cuore al mondo. Come il martirio del Battista aveva rappresentato una chiamata per Gesù, cosi il martirio di Giacomo e il rischio mortale di Pietro rappresentano una chiamata per Giovanni. Un giorno, i figli di Zebedeo avevano chiesto un posto alla destra e alla sinistra del Maestro: Giacomo quel posto l’ha ottenuto, ora tocca a Giovanni. Che ne sarà di lui? Dopo questo episodio, Giovanni scompare dalla scena degli Atti degli Apostoli, forse per dirigersi altrove, forse per dedicarsi alle comunità smarrite e in pericolo. Ma la risposta alla vocazione del Risorto è stata piena: lo hanno dimostrato i suoi occhi (che hanno saputo guardare come guardava il Maestro), lo hanno dimostrato le sue scelte (iniziando dai Samaritani che, qualche mese addietro, avrebbe voluto bruciare vivi!), lo hanno dimostrato le sue reazioni nella prova (che hanno allargato il suo cuore invece di stringerlo).

(Giacomo Perego, rivista SE VUOI 4/2017)