Speciale GMPV 2021

 

A DUE A DUE
per essere
UN CUORE SOLO

 

 

Voglio stare solo! È il desiderio (nascosto?) di tutti. A volte gridato con forza, sbattendo la porta di casa; altre volte sussurrato in silenzio o scritto in qualche lunghissima chat. Voglio stare solo è il desiderio dettato dalla stanchezza di dover stare di fronte a un altro viso, a un’altra storia fatta di bellezza e di buio, di voli e di schianti. E allora sai che c’è? Meglio solo, così non devo dar conto a nessuno. Meglio solo, così posso fare quello che voglio, e via giù tutta una serie di grandi banalità, spesso dette con il piglio della convinzione personale, o di chi ha scoperto il segreto dell’eterna giovinezza. Spesso queste grandi “trovate” sembrano darci ragione. I primi giorni ci sentiamo liberi, anche più splendenti del solito, pensiamo di fare più cose possibili e di essere molto produttivi, sembra che nessuno possa fermaci perché siamo “sparati” a folle corsa sui nostri obiettivi. Ecco, sembra! Sembra soltanto perché anche noi stessi ci ritroviamo qualche volta a terra e sapete perché? Perché “siamo sparati”! E non vuol dire sempre che siamo velocissimi, qualche volta vuol dire che siamo a terra perché “sparati”; perché colpiti da qualche arma da fuoco invisibile, da nemici che si sono nascosti dietro cespugli lungo il nostro passaggio e che noi non abbiamo visto perché eravamo… da soli! E mentre siamo lì a terra, con tutto il nostro carico di dolore e di pensieri, di paure e di ricerche per vedere dove fosse il pericolo e che − mannaggia! − non abbiamo visto, arriva qualcuno piano, senza urlare e senza fare il “terzo grado” che ci aiuta ad alzarci in piedi, a pulirci la faccia dal sudore e dalla terra, a riprendere fiato, a mettere a posto il cuore, chiedendoci semplicemente di fare il cammino con noi. Altro che meglio “soli”. Forse davvero siamo salvi perché qualcuno non ci ha mai lasciato, e se anche abbiamo sempre desiderato non avere nessuno accanto, sognato di partire senza compagnia, qualcuno non ci ha mai creduto, ci ha seguiti e si è messo persino sulle nostre tracce. E da quel momento abbiamo capito che si può partire e sognare anche “a due a due”. Come tutti i mandati del Vangelo. Sembra che la loro prima vocazione sia stare insieme, scegliersi e abituare il passo a quello dell’altro. Non grandi annunci prima ma amicizia, non proclami di salvezza per gli altri ma sopportazione di chi mi respira accanto. Mandàti “a due a due” non per dare o dire più cose ma per farne, forse di meno, sentendo il gusto della novità dell’amore e che siamo mandati “a due a due” non per occupare più spazi ma per far intendere che si può essere anche un “cuore solo”. Mandàti “a due a due” e senza nient’altro. Mandati in cammino, solo con il fiato e il cuore dell’amico vicino; con la presenza e il calore di chi insieme con te cammina con un po’ di paura. Senza altri aiuti, se non la voce di chi ci è accanto. Diventiamo umani insieme a qualcun altro accanto a noi. Mandàti “a due a due” come invito alla società di oggi. Non è solo questione religiosa, è questione sociale. A due a due per far vedere al mondo che è possibile un cammino insieme, che i nostri passi possono servire da “mappa terrestre” per il cammino altrui. Nella poesia di Mariangela Gualtieri, che trovi alla fine, è scritto che è il tempo dell’aver cura di noi, del noi, del “due a due”. Di aver cura e non di lasciarlo andare così come altro invito gettato come ago nel pagliaio della nostra vita e che poi nessuno ha voglia di cercare. Di aver cura del due a due, che è il principio della comunità, del luogo in cui sperimentare la presenza del Risorto, ma anche delle nostre infinite risurrezioni. Far diventare la comunità il luogo delle nostre vite risorte e aiutare i nostri amici a risorgere. A due a due per tirar via la pietra dal sepolcro della vita di tutti. A rialzarli dalle aggressioni subite. A rincuorarli dopo una brutta e pesante “mazzata della vita”. Per questo bisogna prenderci, adesso, cura del noi. In cui tenere insieme tutto della nostra vita e della vita degli altri. Questa è la sfida della santità. Non in cielo ma nelle strade impolverate e incasinate della nostra umana vita.

Adesso è forse il tempo della cura. / Dell’aver cura di noi, di dire noi. Un molto largo pronome in cui tenere insieme i vivi, tutti: quelli che hanno occhi, quelli /che hanno ali, quelli con le radici / e con le foglie, quelli dentro i mari, /e poi tutta l’acqua, averla cara, e l’aria / e più di tutto lei, la feconda, / la misteriosa terra. È lì che finiremo. Ci impasteremo insieme a tutti quelli / che sono stati prima. Terra saremo. Guarda lì dove dialoga col cielo / con che sapienza e cura cresce un bosco…  (Mariangela Gualtieri)

(Tony Drazza, rivista SE VUOI 2/2021)

 

→ Nel link qui sotto puoi trovare il messaggio di papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

http://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/vocations/documents/papa-francesco_20210319_58-messaggio-giornata-mondiale-vocazioni.html