Testimoni di rinascita!

di Valerio Pedroni,

Responsabile Sviluppo e Relazioni Internazionali

“Bassa soglia” Servizio prostituzione e tratta della “Fondazione Somaschi”

 

Sono passati venti anni da quando sono sceso la prima volta dall’auto, insieme al mio maestro, padre Ambrogio Pessina, sulla strada provinciale della periferia di Milano, chiamata Binasca. 

La Binasca è una strada molto trafficata su cui, alla fine degli anni novanta, sono comparse le prime ragazze, a volte poco più che bimbe, che si prostituivano (o come mi piace di più dire: che venivano prostituite). Cominciammo così, fermando l’auto e scendendo sulla strada, perché era troppo duro vedere quegli occhi, quei volti così giovani, così tristi senza capire chi ci fosse dietro, quali storie e quali condizioni di vita, quali catene le bloccavano in quello che non poteva essere definito un lavoro. 

Beh, quel passo cambiò la mia vita. Conobbi un mondo fatto da una parte di grande umanità e di straordinaria ricchezza, dall’altro intriso di violenza e sfruttamento. Ricordo ancora la prima ragazza sedicenne che decise di fidarsi di noi e abbandonare la strada, Eva, albanese e che ci permise di capire il reticolo della tratta. E poi la collaborazione con i Carabinieri della provincia di Milano (Cassano d’Adda e San Donato milanese in primis) per poter aggredire il fenomeno della tratta dal lato degli sfruttatori e non sempre e solo da quello delle donne, ovvero dalla parte più delicata e fragile che, perché visibile, veniva sanzionata facendo leva sull’irregolarità giuridica. 

Davanti alla sfida di stare dentro quei contesti così difficili ci ritrovammo con alcuni amici, insieme all’impulso di padre Ambrogio, nell’impegno comune della lotta alla tratta. Grazie quindi allo sforzo di molti, l’attività si strutturò negli anni e l’attenzione alle donne vittime di tratta si allargò gradualmente arrivando a comprendere le ragazze e le donne che provengono da percorsi di violenza in generale. Abbiamo così incontrato e conosciuto il fenomeno della violenza domestica, che molto spesso riguarda donne con figli a carico, quindi mamme con cui avviare dei percorsi che permettano di rinsaldare quel legame genitoriale, che il permanere nella violenza ha logorato.

Come FONDAZIONE SOMASCHI abbiamo articolato un sistema di intervento abbastanza diffuso sulla provincia di Milano. Da una parte i servizi di emersione: le unità mobili rispetto alla tratta e i centri antiviolenza (con gli sportelli decentrati) per l’intercettazione e l’ascolto di donne provenienti da vicende di violenza domestica. Dall’altra le case di accoglienza divise tra l’ospitalità di stampo più comunitario e quella in appartamenti per l’autonomia con l’obiettivo di accompagnare le donne a una piena indipendenza. 

Nel solo 2019 abbiamo incontrato in strada più di 600 donne e circa 500 si sono rivolte ai nostri sportelli antiviolenza. Nelle case di accoglienza abbiamo accolto oltre 200 tra donne e i loro figli. Numeri importanti, ancora più importanti pensando a tutti i volti e alle storie che stanno dietro a quei numeri. Storie anche nostre, di noi operatori che nei nostri centri abbiamo trascorso ore, giorni, mesi intensi, difficili ma belli, perché testimoni di non poche storie di rinascita. 

In questi vent’anni anch’io sono cambiato, da neolaureato con tante idee in testa e tutta la libertà di un ventenne, a oggi con una famiglia e tre figli che mi aspettano tutti i giorni a casa e mi chiedono di pensare anche a loro. Mia moglie Susanna mi è stata – ed è – sempre molto vicina, perché questo mondo lo conosce bene: l’ho conosciuta perché ci siamo trovati uno a fianco all’altra nelle uscite in strada per incontrare le ragazze. Ci siamo conosciuti e riconosciuti in quell’impegno comune. 

[…] Oggi alle mie bambine che mi chiedono cosa fa il papà io rispondo che il papà prova a dare una mano a chi sta meno bene, a chi è stato meno fortunato. Loro sono contente e mi sembrano orgogliose. E lo sono anche io, di questa strada fatta, sperando che quella che mi aspetta non sia meno entusiasmante. 

(in SE VUOI 1/2010)