«Vieni e vedi…
Da più di duemila anni è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana.
La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono».
(Papa Francesco, Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 16 maggio 2021)

Tutto si ferma,
la comunicazione no

di don Tony Drazza

Da più di un anno le nostre “care” abitudini sono cambiate. Non l’abbiamo scelto e non è stata una specie di conversione come quella di san Paolo sulla via di Damasco. No no, niente di voluto e cercato. Eravamo tranquilli nelle nostre cose, ci perdevamo nei nostri progetti sempre dentro l’idea della progettazione e mai della realizzazione, “tanto c’è tempo” ci dicevamo. Infatti ci dicevamo… Perché ora sembra che tempo non ce ne sia più. Dicevo che eravamo dentro le nostre storie, più o meno sereni, con tante cose da fare, con tante uscite, apericena, spritz, e chi più ne ha più ne metta, ma all’improvviso tutto è cambiato. Niente di tutto questo può più essere fatto. Abbiamo imparato ed è diventato di uso comune il termine lockdown – dirlo in inglese è più figo –, perché in italiano dovremmo dire “confinamento”. Siamo in lockdown duro, morbido, con colorazioni varie, ma sempre quello è. E in questo periodo così strano tutto si è fermato. Tutto tutto. Chi più chi meno, chi aperto al mattino, chi anche la sera ma la chiusura ha attraversato tutti. In questo “fermo” però non è entrata la comunicazione. A tutti i livelli.

Qualcuno di molto serio sostiene che la nostra generazione in un anno dice la stessa quantità di parole che in tutta la storia dell’umanità dall’inizio fino ai nostri giorni. Potremmo dire, quindi, che siamo esseri sicuramente “parlanti”; speriamo anche di essere “co-municativi”. Mi perdonerai se restringo di molto il campo di queste righe per fissare gli occhi solo sulla comunicazione dei social. Lo so adesso ti sembrerò il solito adulto che non è capace di fare alcune cose e si lamenta. No no, ti prego, non avere pregiudizi su di me che sì sono adulto (prete per giunta), ma non voglio lamentarmi. Vorrei solo darti qualche consiglio. Come scrivevo prima, molte cose si sono chiuse: attività, bar, ristoranti, palestre… ma c’è una cosa che è esplosa ancora di più ed è stata proprio la comunicazione. Tutto si è fermato ma la comunicazione ci ha aperto di più, se mi passi l’immagine, ha aperto non solo porte ma anche finestre. Siamo tutti, tu ed io, invasi di parole e di immagini, di dirette e di registrazioni, di cose interessanti e altre meno. Abbiamo scoperto piattaforme nuove, stanze virtuali, didattiche a distanza, instalive, live di facebook che hanno riem- pito la nostra stanza e non solo quella virtuale ma anche quella più profonda del cuore. Allora ho pensato di dirti qualcosa, sì proprio da adulto: la comunicazione è una cosa seria. Questo per favore ricordalo sempre. Non si gioca mai con le parole e non devono mai essere “prese in giro” le parole che possediamo. Comunicare significa anche riuscire a dire qualcosa che possa essere utile alle persone, ai tuoi coetanei ma anche ai miei. Non si comunica mai così solo per perdere tempo o magari per prendere in giro qualcuno. Poi, ogni comunicazione che tu fai, o meglio, che tutti facciamo deve avere di base il silenzio. Permettimi l’esempio sportivo: se hai voglia di fare i 100 metri e speri di aver un buon risultato devi partire dai blocchi, sì certo che puoi farne a meno, ma non sarà la stessa cosa. Così per la comunicazione: si parte dal silenzio per poter dire qualcosa di utile per tutti. Come? …Puoi fare senza? Certo che puoi fare senza, ma non sarà più la stessa cosa e le tue saranno parole che non arriveranno mai al cuore di chi hai di fronte.

Cedendo ancora una volta alla mia tentazione di essere un adulto pesante ti invito a fare questo esercizio: alla sera quando finisci tutte le tue attività, quando hai impostato la sveglia sullo smartphone e hai salutato i tuoi amici, prova a ricordare le cose che hai detto in quella giornata – ma no, è logico che non ti chiedo le parole esatte – ma ti chiedo di ricordare con chi hai parlato e di cosa; se il tuo tono era delicato o arrabbiato; se ricordi qualche frase che ti ha fatto stare male dopo. Se non ricordi nulla hai solo chiacchierato e non hai utilizzato il “blocco” per poter fare il risultato buono. L’ultima cosa che voglio dirti è questa: nella comunicazione ti giochi te stesso. Non puoi pensare solo che sia un passatempo come altre cose. Ogni volta che comunichi, che parli, che scrivi un post sui tuoi social non è più qualcosa per passare il tempo, ma sono parole e lettere che dicono qualcosa di te e per te. Noi comunichiamo con tutto noi stessi.

(Rivista SE VUOI maggio/giugno 2021)