Viva la vita!

di Roberta La Daga e Laura Cenci

✔ Chi è andrea Caschetto?

Beh! Mi dicono sempre che sono “l’ambasciatore del sorriso”, questo nickname fantastico me lo hanno dato dopo il discorso fatto all’ ONU il 20 marzo 2016. La cosa bella è che sono riuscito a trasformare il nickname che mi avevano dato in passato “memoria zero” – per problemi di memoria causati da un tumore al cervello, avuto a 15 anni – in “l’ambasciatore del sorriso”. Tutti possiamo invertire i nomi brutti, anche se scherzosi, che ci vengono dati! Bisogna credere in noi stessi per trasformarci da buio a luce.

✔ Alcuni tuoi progetti passati? Cosa ti spinge a dedicarti in modo così gratuito alla felicità degli altri?

Ho seguito diversi progetti: con Michele, un ragazzo non vedente, abbiamo prodotto un docufilm girato, montato e ripreso proprio da lui stesso in Russia. Ho fatto anche un viaggio in Argentina con una sedia a rotelle – pur non avendone bisogno – per incontrare gli altri attraverso la “diversità”. Ho fatto il giro del mondo tra gli orfanotrofi. Principalmente la cosa che mi piace di più è stare con anziani e bambini, fare attività e divertirmi con loro. La felicità che ricevo nel fare queste cose vale più di ogni altro stipendio. Quindi non ne guadagno in banconote, ma in felicità. Inoltre, sono anche un “mezzo-finto-scrittore”!

✔ Qual è il segreto per rimanere se stessi?

È conoscere bene se stessi, perché molte volte le persone pensano di conoscersi, ma non è così. Fondamentali per questo sono gli scambi interculturali, parlare con altre persone che hanno credenze, ideologie e modi diversi di vedere la vita. Tutto questo ti permette di capire cosa puoi migliorare di te stesso.

✔ Se ti dico la parola “Vita”, che significato ha per te? Come viverla in pienezza?

La vita è una cosa incredibile sia per chi crede che per chi non crede. La vita in questo mondo è soltanto una. È nel mondo che viviamo appieno la felicità. Poi sarebbe bello sperare in una vita al di là di questa… Bisogna vivere la vita non in maniera egoistica, ma riconoscendo che facciamo parte della stessa famiglia, tutti abitiamo sotto lo stesso cielo.

✔ A quei giovani che non sanno cosa fare della propria vita, cosa diresti?

Non è che i giovani non sanno che cosa fare della propria vita. Non sanno ancora riconoscere cosa sia veramente “la vita”. Il consiglio che posso dare è quello di ascoltare persone sagge, che hanno esperienza di cosa significhi “esistere”, soprattutto gli anziani, molte volte abbandonati e dimenticati eppure con tante cose da insegnarci!

✔ Nei tuoi libri, in diversi modi, emerge la tua sete di infinito, e se fosse Dio? Che esperienza hai di Lui?

Con Dio penso che sia un po’ come una caccia reciproca: l’uno cerca l’altro. Dico di essere ateo, ma poi in tutto ciò che faccio mi sento sempre accompagnato da “Qualcuno”. Purtroppo a questa domanda do sempre risposte differenti, non so se dipende anche dalla mia fragile memoria. Quindi, alcune volte, sembro uno che vuole fare il santo amico di Dio; altre volte uno che non ci crede completamente. A tal proposito, una volta in Senegal un musulmano Bayefall, mettendomi un libro molto vicino agli occhi, mi ha detto: «Riesci a leggere qualcosa?», gli ho risposto: «No, perché?». «E se lo sposto?», «Sì, riesco a leggere il titolo del libro», ha ripreso: «Sai perché? Perché tu hai Dio talmente vicino ai tuoi occhi che non riesci a guardarlo. Distaccati da lui, non stare sempre a domandarti: ESISTE O NON ESISTE? Distaccati, e riuscirai a vederlo». Tra tutte le cose che mi hanno detto le persone religiose su Dio, questa è stata la più bella di tutte. Chissà che veramente non ci sia “Qualcuno”… Del resto, ho avuto tanti piccoli miracoli, ho rischiato di perdere la vita varie volte, ma “Qualcuno” mi ha sempre protetto.

✔ Che progetti hai per il futuro?

Rivedere i bambini con cui ho giocato, ai quali ho provato a trasmettere la bellezza, l’importanza della vita, il non provare rancore verso i propri genitori che li hanno abbandonati. Vorrei vederli grandi, con una vita dignitosa. È questo uno dei desideri più belli della mia vita. Vorrei sentirmi dire dagli orfani: «Grazie, Andrea, perché mi hai fatto capire quanto il mondo sia straordinario! Anche senza un papà e una mamma, nella vita potrò comunque essere qualcuno».

✔ Il messaggio più importante che vorresti lasciare ai nostri lettori?

Per donare del bene agli altri, dobbiamo donare del bene a noi stessi. Noi siamo tutti come dei bicchieri: se nel mio c’è poca acqua, poca felicità e la dono ad altri bicchieri un po’ vuoti, non rimarrà nulla per entrambi. Ma se riempio il mio bicchiere fino all’orlo, fino a farlo traboccare, l’acqua che cade, per non sprecarla, posso offrirla agli altri e riempire anche la loro vita con la mia felicità. Inoltre vorrei dire: mai giudicare chi sentiamo diverso. Tutti noi, figli di Dio o figli del mondo, siamo fratelli. Quindi, viva la vita a tutti quanti!

(in SE VUOI 3/2018)