THE FABELMANS

CAST TECNICO

Titolo originale: The Fabelmans
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Steven Spielberg e Tony Kushner
Fotografa: Janusz Kamiński
Montaggio: Michael Kahn e Sarah Brochar
Scenografa: Rick Carter
Musiche: John Williams
Costumi: Mark Bridges
Genere: drammatico biografico
Durata: 151’; Nazione: Stati Uniti d’America
Produttore: Steven Spielberg, Tony Kushner e Kristie Macosko Krieger
Casa di produzione: Amblin Entertainment, Reliance Entertainment
Distribuzione per la lingua italiana: 01 Distribution
Uscita in Italia: 22 dicembre 2022

CAST ARTISTICO

Mitzi Fabelman: Michelle Williams
Bennie Loewy: Seth Rogen
Burt Fabelman: Paul Dano
Sammy Fabelman: Gabriel LaBelle
Anne Fabelman: Julia Butters
Chad Thomas: Oakes Fegley
Boris Schildkraut: Judd Hirsch
Monica Sherwood: Chloe Est
Claudia Denning: Isabelle Kusman
Haddash Fabelman: Jeannie Berlin

Sguardo di insieme

Diretto e scritto dal “maestro” Steven Spielberg e dal drammaturgo Premio Pulitzer Tony Kushner, “THE FABELMANS” racconta la storia del sedicenne Sammy Fabelman che, cresciuto nell’Arizona e nella California tra gli anni ’50 e ’60, grazie all’amore di sua madre Mitzi (Michelle Williams) per la musica e per il cinema, ne scopre la magia e il potere salvifico. Un intimo canto alla famiglia e una descrizione dettagliata del profondo amore di Spielberg per il cinema misto a una raffinata operazione di introspezione. Tutto questo è il film.
Alla diade madre-figlio, in grande simbiosi, fanno da essenziale contorno Paul Dano, che interpreta Burt, padre di Sammy e marito di Mitzi e Seth Rogen, onnipresente amico del padre che per i tre figli Fabelman è “zio onorario”.
Non manca lo zio della madre, Boris, interpretato da uno straordinario Judd Hirsch.
Il film si snoda in due ore e mezza che sono appena sufficienti per schizzare il manifesto emotivo-artistico di un genio amato da generazioni di spettatori adulti e bambini. La principale tematica del film è la vita familiare tessuta attorno a una madre-artista mancata, un padre pragmatico e una rete di rapporti di sangue o acquisiti, ben disegnati, che ci fanno identificare nel giovane protagonista, lo stesso Spielberg bambino poi ragazzo e poi giovane le cui sfide sono anche le nostre.
Del cinema il film dice la forza che ha nell’esprimere i nostri sogni (di autore e di spettatore), ma dice anche la potenza di un mezzo capace di modulare la realtà a proprio piacimento. Così si snodano in parallelo la storia della famiglia Fabelman nei suoi alti e bassi e l’acquisizione dell’arte di fare cinema di Sammy alias Steven.
Ogni fotogramma emana la passione di Spielberg. Ogni scena o sequenza sottolineano il suo amore per il grande schermo e preludono a quella che sarà poi la carriera del maestro. Sono incantevoli gli ultimi minuti del film che dichiarano, in linee e colori, grazie ai consigli essenziali che impartisce un regista di grandi idee (John Ford interpretato da David Lynch) che ciò che conta non è “quanto” viene rappresentato, ma “come” viene rappresentato. È l’occhio, è lo sguardo, che vanno coltivati.

Linee di lettura

Se la storia dei Fabelmans cattura perché densa di umanità, la sua raffinatezza registica incanta per la sapiente gestione del ritmo e dei registri narrativi al suo interno, in particolare quello della commedia, assai nuovo per il regista, ma egregiamente gestito. Cattura anche perché è la storia di una “chiamata” che si è servita dell’ambiente, delle persone care, di circostanze casuali anche. Di una chiamata la cui risposta è una fioritura di film che si estende per più di cinquant’anni di “fedeltà”. La passione degli inizi, nel piccolo Sammy/Steven, è cresciuta.
Viene spontaneo un accostamento, dopo la visione del film, alla vocazione. Il progetto da Dio per noi pensato, il disegno abbozzato per condurci alla piena realizzazione della nostra vita, inizia con alcuni segni, con le occasioni, con le persone che ci stanno accanto. “Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – …per concedervi un futuro pieno di speranza” (Gen 29,11). Bellissimo!
Su un piano molto umano, l’amico di famiglia del giovane Sammy sa che il ragazzo ha un futuro grande da realizzare, ma che faticherà a farlo. Così la vocazione non ci è solo data, ma va “costruita” partendo dai talenti che abbiamo, dalla passione che ci abita, dalle caratteristiche che ci connotano, dalle difficoltà che ci ostacolano. Questo risuona dentro.
Il giovane Sammy, con la cinepresa sempre in mano, spinto da un’energia interna che lo chiama a voler rappresentare qualunque cosa in qualunque momento, non è forse l’antesignano dei ragazzi con in mano lo smartphone? Importante è riflettere anche sull’intreccio tra arte e tecnica partendo dalla situazione dei genitori di Sam: una musicista che rinuncia alla propria carriera a favore di quella del marito, ingegnere e pioniere dell’informatica. Già, il temperamento artistico della madre ha sviluppato la vena poetica del regista, mentre la mente matematica del padre ha formato la vena tecnica. È così. Quanto ci circonda s’intreccia con la realizzazione della nostra personale vocazione.
Cosa dire della bellezza della fotografa, dell’illuminazione e della composizione in questo film “su” Spielberg, ma soprattutto “di” Spielberg? Ci vorrebbero pagine dense. E della recitazione di attori straordinari? Altre ancora. Il cinema – questo cinema – ci permette di afferrare con sguardo nuovo la realtà in cui siamo immersi. Forse anche di rileggere con occhi nuovi la realtà della nostra vocazione alla vita. Grande!

(Caterina Cangià, rivista SE VUOI 2/2023)