L’UOMO IN CERCA DI SENSO

L' uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager e altri scritti inediti

“S’impone un rovesciamento di tutta la problematica del senso ultimo della vita: dobbiamo apprendere, e insegnarlo ai disperati, che in verità non importa affatto che cosa possiamo attenderci noi dalla vita, ma importa, in definitiva, solo ciò che la vita attende «da noi»! … non chiediamo infatti più il senso della vita, ma sentiamo di essere sempre interrogati, come gente alla quale la vita pone in continuazione delle domande, ogni giorno e ogni ora, domande alle quali ci tocca di rispondere, dando una risposta esatta, non solo in meditazioni oppure a parole, ma con un’azione, un comportamento corretto. Vivere, in ultima analisi, non significa altro che avere la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi vitali, di adempiere i còmpiti che la vita pone a ogni singolo, di far fronte all’esigenza dell’ora.” (Uno psicologo nei Lager, Ares Ediz., pag. 130)

Liberato dal campo di concentramento (uno dei quattro nei quali fu internato tra il 1942 e il 1945) Viktor Frankl scrisse come di getto Uno psicologo nei lager, toccante libro in cui trapela la sofferenza, il dolore, ma anche la speranza e la forza di cercare, comunque, sempre, un senso.
Viktor Frankl, (1905-1997), neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, nonchè padre della logoterapia, racconta, descrive, emoziona scrivendo sull’uomo, sull’umanità, che ha incontrato nei campi di concentramento (compreso se stesso), la quale può sempre trovare, in ogni situazione, una spinta di “significatività” per non disperare e andare avanti. Il numero impresso sul braccio di ogni prigioniero non fa di ogni uomo un prigioniero in senso totale, egli ha invece ancora una possibilità di salvezza nel prendere consapevolezza che anche la sofferenza e la morte fanno parte dell’esistenza, per cui non sono prive di significato: anche l’esistenza dilaniata dal dolore ha un senso; e dunque, il significato della vita in sé, cioè dell’esistenza nella sua totalità, può risiedere soltanto nella realizzazione del peculiare compito prescritto di volta in volta all’uomo dal destino.

Frankl nota che ciò che induce l’internato a scegliere di lasciarsi morire o a decidere di non darsi per vinto è la sua capacità di scorgere ancora uno scopo che dìa valore alla sua esistenza. 
IL SIGNIFICATO DELL’ESISTENZA DIPENDE DALLA RISPOSTA ALLA DOMANDA CHE LA VITA PONE A CIASCUNO NELLA SITUAZIONE CONCRETA IN CUI SI TROVA.
Mediante la sua risposta, unica e irripetibile, ogni uomo rende il proprio presente il tempo della decisione; capisce che ciò che ha realizzato nella sua vita passata costituisce un tesoro interiore che nessuno potrà mai sottrargli e che, immutabile, è ormai divenuto eterno; si apre al carattere di indefinibile novità del futuro e ai doni che esso ancora custodisce, preservandoli per l’attimo opportuno.

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