Io ho scelto Dio

a cura di CARMENCITA PICARO
Missionaria dell’Immacolata – p.Kolbe

Non so se anche a te è capitato di incrociare la vita di qualche persona che si è rivelata essere il “santo della porta accanto”. Io l’ho incontrata e si chiamava Santa Scorese, una giovane di Bari. La sua vita è raccolta in pochi anni di vita, perché è stata uccisa a soli 23 anni da un ragazzo che la perseguitava e le aveva detto: “O mia o morta!”.
L’ho incontrata per la prima volta, nel 1983, quando lei aveva 15 anni, in un ritiro per i giovani programmato da noi missionarie, a Bari. Già in quell’incontro eravamo entrate in sintonia, per cui mi chiese se potevo aiutarla perché, diceva: “vorrei qualche consiglio per crescere bene”.
Santa era una ragazzina allegra, vivace, profonda nelle intuizioni e nei rapporti fraterni, con una carica umana fortissima. Non mancava di esprimere chiaramente il suo disappunto, di reagire o contestare di fronte a ciò che, a suo parere, non fosse vero e giusto, da qualunque fonte provenisse. Crescendo si era impegnata con tenacia nello studio e nella crescita umana e spirituale. Buona parte del suo tempo era dedicato a chi viveva in difficoltà o nella sofferenza. Frequentò un corso della Croce Rossa, si occupò di ragazzi poliomielitici e con distrofia muscolare, si avvicinò ad alcuni movimenti ecclesiali. Nel 1983, iniziò a partecipare agli incontri che noi missionarie animavamo a Bari, e cominciò a frequentarci con assiduità.
La sua sincerità, il suo desiderio di amore, di vivere in pienezza e la ricerca della volontà di Dio, avevano reso i nostri incontri sempre più profondi e impegnativi. Mi sembrava pronta a fare un ulteriore passo nel cammino. E il momento venne quando mi chiese di parlare di «una cosa molto seria». Mi disse: «Ho bisogno di chiederti un parere, sono incerta circa la facoltà universitaria da scegliere. A me piacerebbe medicina, ma non mi spiace neppure psicologia, pedagogia e non escluderei…». La guardai, bloccando la girandola dei suoi desideri, e le dissi: «Beh, forse prima di scegliere la facoltà occorre che tu ti faccia una domanda più profonda: cosa vuoi fare della tua vita? E cosa ti sembra che Dio stia aspettando da te?». Tacque qualche istante e mi disse: «È da qualche tempo, sai, che ci penso! E sento che questa mia vita è attratta da Qualcuno lassù… come quei gabbiani dal sole». Anch’io fissai lo sguardo su quei candidi uccelli: «No, tu non devi essere un gabbiano… tu dovrai essere un’aquila! Sì, un’aquila che sale molto più in alto, per guardare il mondo come lo guarda Dio. Ti sarà più facile vedere per che cosa sei fatta e quali sono i veri bisogni di quanti vivono su questa terra, quali sono le attese di Dio su di te e su loro». E lei di rimando: «…Prega, perché davvero possa essere come un’aquila che spicca il volo per le vette più alte. Desidero ritrovarmi là dove Dio mi vuole». Da quel giorno iniziai a parlarle chiaramente di quell’Amore che sa comprendere solo chi a quest’Amore è chiamato.

Mentre cercava di chiarire in quale forma procedere per vivere la sua vocazione, un’altra realtà si aggiunse e rese difficile la sua vita. Un giorno, uscita dalla Cattedrale di Bari, dove era andata a confessarsi, Santa si è accorta di essere seguita da un giovane. Salita sul treno per Palo del Colle, dove dal 1987 la famiglia si era trasferita, l’uomo che l’aveva seguita cominciò a importunarla. Da allora iniziò per Santa una vera via crucis. Infatti, il giovane la seguiva senza tregua: a Palo, a Bari, all’università, alla Casa dell’Immacolata dove Santa continuava a venire per i vari incontri, dappertutto! I suoi continui pedinamenti e provocazioni avevano messo in allarme tutti. Più volte noi l’invitammo a venire a Bologna o in altre nostre comunità lontane da Palo del Colle, ma lei, credendo che dovunque andasse, sarebbe stata raggiunta da lui, non si mosse dal suo paese. Nonostante questa situazione, Santa continuò, con meraviglia di tutti, a sostenere gli esami universitari superandoli brillantemente e a vivere con coerenza la sua vita.
Poiché lo stalkeraggio del giovane diveniva sempre più pressante, durante una telefonata Santa mi disse: «Se dovesse succedermi qualcosa, sappi che io ho scelto Dio!». La notte del 15 marzo 1991, l’uomo l’ha aspettata al portone della sua casa e l’ha colpita con più pugnalate, stroncando la sua giovane esistenza. Santa aveva 23 anni. Si è conclusa così la storia della mia giovane compagna di vita… La morte di Santa, segnalata dai media, ha fatto cronaca come tante altre storie di donne uccise da uomini che le perseguitavano.

Ma a me piace rileggere questa esperienza come un “fatto di Vangelo”, come una “sorpresa di Dio” che va incontro alla sua creatura e l’abbraccia, la ricolma di fortezza fino alla fine.
Che cosa ha fatto di speciale questa ragazza? Apparentemente nulla. Ma è stata contagiata da Cristo e ora è lei che contagia. Il suo messaggio più importante non è racchiuso in uno slogan; non sono i suoi scritti, il suo Diario, o le sue «piccole prediche», ma semplicemente la sua vita, la sua avventura esistenziale. Parlano i suoi gesti e le sue scelte, parla il suo corpo offerto.
Il Vangelo le ha dato la possibilità di liberare i suoi giovani sogni di verità e di libertà, di donazione di sé e di amore senza limiti. Lei, per essere credente, non si è assentata dalla storia, anzi, ha portato su di sé, come e con Gesù, la “passione di questo difficile secolo”.

➢ Il 5 Aprile 1998, nel corso della celebrazione Diocesana della XIII Giornata Mondiale della Gioventù, Mons. Mariano Magrassi, Arcivescovo di Bari – Bitonto, ha ufficialmente avviato l’inchiesta diocesana per la causa di Beatificazione di Santa Scorese. Nel 1999, conclusa l’inchiesta, la documentazione è stata consegnata alla Congregazione per la causa dei Santi a Roma.

(rivista SE VUOI 5/2023)