“I due saranno una carne sola”

  di Angela, moglie di Flavio, mamma di Teresa e Andrea

 

Quando da ragazza suonavo in chiesa per i matrimoni, ascoltavo spesso il testo della Genesi (2,18-24) e mi incuriosiva molto questo invito ad abbandonare i propri genitori per unirsi alla propria donna/al proprio uomo.
La vedevo come una risposta ai mamma e papà “chioccia” che non avrebbero mai voluto tagliare il cordone ombelicale con i propri figli e la benedizione del mio desiderio di unirmi, finalmente, al mio fidanzato.

Io e Flavio, infatti, abbiamo scelto di vivere un fidanzamento casto, dando un significato profondo e un valore unico alla verginità: aspettare il matrimonio per poterci donare completamente, ma soprattutto esclusivamente l’uno all’altra. È stata una scelta per niente facile da mantenere in ben 7 anni di fidanzamento, perché è veramente difficile aspettare, non dare ascolto a pulsioni, desideri, bisogni che subentrano come un uragano che ti prende da dentro e ti trasporta verso l’altro/a (probabilmente è stato un dono di grazia perché la preghiera per noi è stata fondamentale per tante scelte). Ma questa attesa ci ha permesso di scoprirci e metterci totalmente a nudo, l’uno di fronte all’altra, prima con le parole che col corpo. “L’amore è dirsi tutto e poi darsi tutto”, disse una volta un frate a un corso per fidanzati, e aveva ragione: l’esperienza della sessualità, tanto attesa e desiderata, si rivela in questo caso un’esperienza nuova, ma al tempo stesso “nota”, senza quel disagio che si può immaginare per chi non l’ha mai vissuta prima. È tuttavia un vero e proprio linguaggio da imparare, che passa attraverso il corpo e che permette di comunicare in maniera indescrivibile: con il cuore. Nell’unione col proprio sposo/la propria sposa si è mossi, ogni volta di più e sempre più intensamente, da un desiderio forte in cui si riesce a comunicare tutto l’amore custodito nel cuore, difficilmente esprimibile a parole. Ogni unione è una esplosione di gioia, tenerezza, riconoscenza, ammissione di “colpe” e richieste di perdono conseguenti, ed infine gratitudine a lui/lei e a Dio, per il dono dell’Amore, per aver messo nelle mani dell’uomo uno strumento tanto sublime ed oserei dire “trasfigurante”. Fare l’amore non è come dare un bacio, né può essere un’esperienza che ti lascia come prima. Ti cambia e cambia la relazione che hai con l’altro. Ogni unione, se vissuta in pienezza, con donazione TOTALE e accoglienza PIENA dell’altro, permette all’amore di nutrirsi, di crescere, di diventare VERO, BELLO, AUTENTICO. Permette di dare senso e compimento a un progetto comune, in cui si guarda nella stessa direzione sognando insieme il futuro!

Oggi posso dire di amare Flavio forse più di quando l’ho sposato 5 anni fa, ma ciò non perché litighiamo meno o mi batte più forte il cuore. Perché sento che la mia vita non può più scindersi dalla sua, perché nei miei sguardi sul mondo e sulle cose ritrovo sempre più il suo, perché non riesco a immaginare di fare qualsiasi cosa, anche la più banale, senza condividerla con lui, perché, infine, con lui sono libera di essere me stessa, senza alcun tipo di riserva o finzione e lui altrettanto. Forse solo con lui riesco a sentirmi così: come se fossi alla presenza di me stessa e non di un “altro da me”. È il miracolo dell’amore: essere due ma al tempo stesso uno, pur vivendo vite diverse e abitando corpi diversi. Ci si ritrova ogni volta a fondersi in uno e da questa fusione se ne esce più forti, più uniti, più intimamente connessi!
I figli sono di certo l’espressione più bella di questo. In loro ci si ritrova, si riconoscono i tratti propri e del proprio partner magicamente fusi insieme e ci si chiede ogni volta: com’è possibile che questa creatura sia venuta fuori da me e te? È quello che penso ogni volta che guardo i nostri due figli, che mi guardano con gli stessi occhi del papà, ma poi adorano le coccole ed i grattini proprio come me! È lo stupore di vedere incarnato l’Amore che ci unì e ci unisce e ci ricorda che la nostra storia ha un disegno più grande che la guida. I figli sono proprio il segno di un Amore che si incarna, ma assorbono così tanta energia rispetto alla relazione col partner da farla passare talvolta in secondo piano. In questo proviamo a rimanere vigili e chiediamo a Dio la grazia di riservarci del tempo e dello spazio per noi, in cui guardarci negli occhi e ricordarci che tutto è partito da una chiamata e da un desiderio grande di farci dono. Così, mano nella mano, si continua a camminare e guardare al futuro, sognando magari di invecchiare insieme e di vivere sempre più l’uno con l’altra, l’uno per l’altra, in un battito all’unisono dei cuori che profuma di eternità.