Il TEATRO: scuola di vita
intervista a FRANCESCA VENTURI, attrice e regista

“Sì sono io la regista e sono anche un’insegnante di Discipline Teatrali: recitazione, movimento scenico, fonazione… Ho frequentato il primo laboratorio teatrale a Roma a 12 anni; verso la fine del liceo ho iniziato un percorso di affiancamento nella scuola che frequentavo e così ho imparato a insegnare. Ora di anni ne sono passati 20, e non ho ancora smesso! Ho aperto un centro di formazione per Attori in Umbria, con una mia amica, e curo la regia di spettacoli e performance”.
Il mondo dello spettacolo, da quello che si dice, è difficile e spesso viene sconsigliato… insomma, come si suol dire, con la cultura non si mangia. Eppure Francesca ce l’ha fatta:
“Quando mi sono trasferita in Umbria per sposare Riccardo, lasciavo a Roma una profonda amarezza nei confronti del teatro: ero rimasta scottata da quello che si rivelava sempre di più essere un ambiente tossico e pieno di manierismi, fatto di favori, sorrisi falsi, doppi fini e concorrenza sleale. In Umbria, poi, mi è bastato incontrare un ragazzo che aveva il desiderio di studiare recitazione, per innamorarmi di nuovo. Ho pensato che avrei potuto ricominciare e ho iniziato a sognare una scuola diversa”.
Uaho! Un desiderio accolto e un sogno seguito… Questo sì che è uno spettacolo! E come è nato questo sogno?
“La vera origine del mio lavoro, sembrerà strano, ma risiede in un piccolo distintivo scout di stoffa: la specialità di “Attore”. Me lo sono guadagnato a nove anni, superando delle prove in cui dimostravo la mia passione per il teatro e soprattutto, mi impegnavo a mettere a servizio del mio prossimo il mio talento”.
Sogni, talenti, servizio… vale davvero la pena mettere in scena tutto questo, non tanto sul palco, quanto nella vita. Questi pensieri non potevano che aprirne altri ancora più profondi e così le abbiamo chiesto se avesse scoperto Dio sul palcoscenico e cosa Lui le avesse fatto scoprire attraverso il suo lavoro:
“Ogni personaggio all’interno di una storia è importante, perché con le sue vicende veicola, insieme agli altri, il messaggio dell’autore. Protagonista e antagonista vanno nella stessa direzione, seppur con strade diverse e ferite diverse. Dio mi ha fatto scoprire quanto sia preziosa e dignitosa la storia e la vita di ognuno, degna di rispetto e di amore”.
La nostra regista ci ha salutate con una battuta di uno dei suoi maestri ispiratori, K.S. Stanislavskij:
“Ama il teatro perché in esso puoi realizzare uno dei principali scopi della vita: avvicinare gli uomini tra loro, creare un’aspirazione comune, mete comuni, lavoro e gioie comuni, lottare contro la volgarità, la violenza, l’ingiustizia: dedicarsi alla natura, alla bellezza, all’amore e a Dio”.
…Un bell’invito anche per noi, per essere attori e non spettatori nel grande palcoscenico del mondo.
(a cura di Federica Cammarata-Irene Mutta, rivista SE VUOI 1/2022)