Il LAVORO è come un genitore

intervista a EBRIMA DANSO

“Mi chiamo Ebrima Danso e vengo dal Gambia, ho 28 anni, sono venuto in Italia nel 2013. Dopo aver studiato la lingua e fatto diverse esperienze di formazione e tirocinio presso la cooperativa agricola “La nuova Arca”, sono stato assunto come dipendente e ora sto lavorando come responsabile della produzione, insieme con altri giovani che  stanno facendo lo stesso mio percorso.
Il mio ruolo non è semplice, però sono molto contento, perché quello che ho sempre desiderato è poter trasmettere ad altri ciò che ho imparato.
Ora il mio ruolo è quello di trasmettere le tecniche agricole a persone in difficoltà o in condizioni di fragilità o disabilità, e di insegnare come si pianta, come si semina, come si raccoglie e i tempi giusti. Mi  occupo, inoltre, della lavorazione del terreno, della piantumazione e della programmazione della produzione. L’agricoltura è un mondo molto bello; io mi sono appassionato sempre più: la natura ti insegna tante cose”.

Ebrima parla e i suoi occhi buoni si illuminano. Gli chiediamo, incuriosite da tanta passione, cosa rappresenti per lui il suo lavoro: “Rappresenta molto: come dice mia nonna, quando una persona esce dal suo Paese di origine per andare a cercare una vita migliore in un altro Paese dove non conosce nessuno, il suo lavoro è il suo genitore.
Quindi il mio lavoro è il mio genitore”.

Impariamo da  Ebrima che il lavoro può essere un modo con cui la Vita si prende cura di noi… e con il quale possiamo prenderci cura di altri: “Il mio lavoro ha molto significato non solo per la mia vita, ma anche per la vita  della mia famiglia; posso pagare le mie spese e posso aiutare anche loro. Senza il lavoro non potrei fare tutte queste cose”.
Intravediamo in lui una profondità audace, qualcosa che ci fa pensare a Dio.  Senza vergogna ci permettiamo di chiedergli della sua fede: “Nel mio lavoro sì, c’entra anche Dio. Credo che tutte le cose appartengono a Dio, Lui è il creatore del mondo. Per me è molto importante: in tutto quello che faccio cerco di essere in rapporto con Dio, di essere fedele, e così anche onesto e leale nell’ambito del lavoro”.

Mentre parla notiamo le mani di Ebrima che con delicatezza spostano i frutti  della sua terra. Sembra che ci sia quasi un legame fra lui e la terra: “Prendersi cura della terra oggi è molto importante. Sento molto la responsabilità per la salvaguardia dell’ambiente, di prendersi cura della terra che ci ospita: non basta un giorno, rappresenta un impegno quotidiano. E non solo di una persona, serve la collaborazione di tutti”.

(a cura di Federica Cammarata – Irene Mutta, rivista SE VUOI 5/2022)