GIUDA ISCARIOTA

Uno dei Dodici, uno di noi

L’ombra del tradimento

Il suo è un nome che mette a disagio. Gli evangelisti raramente resistono alla tentazione di accompagnarlo con titoli poco edificanti: Giuda «il ladro», «quello che teneva la cassa e vi sottraeva ciò che veniva messo dentro» (Gv 12,6), Giuda «colui che poi lo tradì» (Mc 3,19), l’uomo abitato da Satana (Lc 22,3; Gv 13,27), il discepolo invaso dalla notte (Gv 13,30), l’impiccato suicida (Mt 27,5).
Una cosa è chiara: la sagoma di Giuda pesa sugli Undici come l’ombra inquietante di un discepolato fallito.

Sospetto… e rispetto

La domanda che sorge spontanea è la seguente: chi era veramente Giuda? Era davvero un ladro? Se lo fosse stato, avrebbe saputo profittare meglio del baratto! Un “pezzo grosso” come il Maestro di Galilea valeva certamente più di 30 denari, offerta che nel listino-prezzi della scala sociale del tempo corrispondeva alla voce “schiavi”. Non ci si può avvicinare a quest’uomo senza una punta di sospetto di fronte alle descrizioni “di parte” degli evangelisti… e, probabilmente, non è male aggiungervi il rispetto verso il mistero di un destino ingrato che sfugge alla nostra comprensione. Tre elementi ci spingono a custodire questo duplice atteggiamento di sospetto-rispetto.

Uno dei Dodici.
Se tanti sono i titoli apposti al nome di Giuda, uno eccelle più di tutti gli altri: era «uno dei Dodici». È questa la precisazione che fa più male… Non sembra importante il nome del dodicesimo apostolo, ma il fatto che si tratti di uno degli eletti, di uno degli amici intimi del Maestro, di un membro di quella comunità ideale che doveva trasparire dietro lo stesso numero “Dodici”. In altre parole, dove erano tutti gli altri quando Giuda tradiva? Perché nessuno si è accorto del disagio che questo discepolo portava nel cuore al punto che Satana vi ha potuto avere libero accesso? Quale era la qualità della relazione tra questi “dodici fratelli”? Il fatto che la sua vicenda metta a disagio la Chiesa delle origini è ben comprensibile…

La notte più lunga.
Quando Gesù chiama a sé i Dodici, la sua non è una scelta fatta “alla leggera”. Trascorre una notte intera in preghiera (Lc 6,12). Questi sono i frutti?! Una notte in dialogo con il Padre per poi scegliere quella che a noi appare come “una mela marcia”? O forse quella è stata una delle notti più lunghe del Maestro: notte in cui questi si è trovato a interiorizzare il disegno misterioso del Padre che tra i Dodici voleva uno come Giuda, aveva bisogno di uno come lui? Gesù conosceva il fuoco che l’Iscariota portava nel cuore. Era perfettamente cosciente del rischio che correva accogliendolo nella comunità dei Dodici, ma sapeva anche che il disegno del Padre non gli apparteneva. Era del Padre! Se questi aveva bisogno di Giuda, a Giuda bisognava far posto. Umilmente.

L’illusione di gestire la storia.
Cosa ha spinto il discepolo al tradimento? È difficile dare una risposta certa a tale quesito ma l’ipotesi che si può fare è verosimile. Giuda è un discepolo che fatica a “consegnarsi”. Consegna Gesù MA NON CONSEGNA se stesso. Ha fretta di inaugurare “il regno”.
Il Maestro aveva tutti i poteri per dare un giro di vite alla situazione politica, si trattava solo di metterlo nella situazione giusta. Il bacio è un segnale: per le guardie, certo, ma anche per Gesù. Giuda, forse, è pure convinto di fare un piacere al Maestro. Ma le vie di Dio non sono le vie dell’uomo. Avere in mano l’economia delle cose porta Giuda a illudersi di poter gestire la storia… come se trenta denari potessero accelerare i tempi di Dio!

Guardare le cose in faccia

È bene sostare e guardare in faccia Giuda Iscariota. Non sarà difficile riconoscersi in una delle tante pieghe che segnano il suo volto. Lui, uno dei Dodici, eletto dopo una notte di preghiera, colpevole di aver soffocato l’annuncio luminoso del Maestro sotto la cappa delle proprie limitate attese… Non è facile abbracciare gli ampi e luminosi orizzonti che il Maestro di Galilea, chiamandoci, ci porge. Non è facile «rinnegare se stessi, prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo».
… Le nostre attese si trasformano facilmente in pretese e i nostri desideri si infiltrano senza sosta nelle fessure delle nostre migliori disposizioni, circondandole di un alone opaco.
Giuda, forse senza avvedersene, ha soffocato il disegno di Dio e, con esso, ha soffocato se stesso, restando sospeso tra cielo e terra…

(Giacomo Perego, rivista SE VUOI 6/2018)