I giovani nella Bibbia
I gemelli Giacobbe ed Esaù

Quella di Esaù e di Giacobbe è una di quelle storie che sono patrimonio della saggezza popolare.
Siamo nel capitolo 25 del libro della Genesi e si racconta della discendenza di Isacco: cioè dei due gemelli Giacobbe ed Esaù.
Esaù sarebbe per nascita il primogenito con tutti i diritti che questo comporta, Giacobbe non ha diritti. La Bibbia accenna a una rivalità fra i due, rivalità che in qualche modo coinvolge anche i genitori. Infatti Isacco amava Esaù, mentre Rebecca amava Giacobbe. Il racconto ha una sua svolta quando Giacobbe, approfittando della stanchezza del fratello tornato da una battuta di caccia, gli offre un piatto di lenticchie in cambio della primogenitura. In maniera molto semplificata abbiamo da una parte la forza e dall’altra l’intelligenza.
Ma l’intelligenza di Giacobbe è anche antipatica; se continuiamo a leggere il racconto ci imbattiamo, nel capitolo 27, nell’inganno che Giacobbe ordisce contro il padre Isacco per ottenere veramente quella primogenitura che aveva acquistato con l’inganno verso il fratello. Questi due giovani, però, al di là della simpatia/antipatia che possono suscitare in noi, portano nella loro esperienza delle verità che nessuno può ignorare!
La verità di Esaù è quella di chi ottiene naturalmente uno status, appunto quello della primogenitura. La Bibbia fa risalire la lotta per la primogenitura fra i due fin nel grembo di Rebecca, e descrive la nascita come una lotta fra Esaù che nasce per primo e Giacobbe che cerca di trattenerlo afferrandogli il calcagno. Eppure i tentativi di Giacobbe non portano a niente, non riescono a togliere ad Esaù la sua primogenitura secondo la natura. Che cosa accade però ad Esaù? Egli non prende in considerazione la responsabilità che gli è stata affidata per natura.
La primogenitura non è solo un fatto genetico, è anche risposta di maturità: Esaù si deve rendere conto che è l’erede di promesse importanti e che l’essere nato per primo è la condizione per vivere la primogenitura, ma che non basta.
La Bibbia è molto dura con Esaù: la lettera agli Ebrei lo indica così: «Non vi sia nessun fornicatore, o profanatore, come Esaù che, in cambio di una sola pietanza, vendette la sua primogenitura. E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto» (Eb 12,16-17).
Sappiamo dal racconto biblico come Esaù profanò la sua primogenitura non solo vendendola, ma anche con molti comportamenti che causarono dolore ad Isacco e a Rebecca.
La durezza del giudizio su Esaù nasce proprio dal non essere stato lui degno del dono che Dio gli aveva fatto facendolo nascere per primo. Il racconto ci dice che anche per Esaù c’è spazio per una benedizione. Resta, però, il rammarico di Rebecca ed Isacco che a causa sua smettono di amare la vita.

Ieri e oggi

Il giovane Giacobbe d’altro canto non è un personaggio molto positivo. Appare come un raggiratore, uno di quei tipi che vogliono ottenere a tutti i costi quello che desiderano. Eppure vi è una positività in lui, ed è quella di non accettare come definitive delle situazioni che si presentano molto negative. E qui ci diventa subito amico, vicino alla nostra storia personale.
La forza di Giacobbe sta nel dare stima a quel bene che per Esaù non è così prezioso da saper soffrire per esso.
Questi passaggi da uno stato all’altro, sia dal punto di vista sociale che affettivo dicono che il tempo della giovinezza è il tempo in cui cambiare è normale. Il cambiamento non sembra essere deterministico. Non si è costretti a fare della propria vita qualcosa piuttosto che un’altra, almeno a livello di significato. Quello che fa differenza è la capacità di lotta, la voglia di responsabilità. Nella nostra vita possono esserci tanti elementi di partenza assolutamente negativi e tante esperienze che non promettono bene; ma la voglia di lottare e il senso di responsabilità riescono a dare sempre una soluzione positiva a molte premesse che in partenza non lo sarebbero.

(estratto da un articolo di Luigi Vari, Rubrica: “I giovani nella Bibbia”, rivista SE VUOI)


– Per che cosa
e per chi sto “lottando” nella mia vita?

– Sto esercitando la mia responsabilità
in queste situazioni…

 

La mia preghiera
Signore, io mi inginocchio davanti a te
poiché ogni dono buono e perfetto
da te deve provenire.
Ti prego: concedi abilità alla mia mano
una chiara visione alla mia mente
gentilezza e comprensione al mio cuore.
Concedimi sincerità d’intenti
e la forza di sollevare almeno una parte dei fardelli
di questi poveri sofferenti e fiduciosi uomini.
E concedimi di realizzare il compito che mi spetta.
Togli dal mio cuore ogni colpa e impaccio,
così che, con la fede di un fanciullo,
possa confidare in te. Amen. (
Madre Teresa di Calcutta)