IO CAPITANO

Data di uscita in Italia: 2023
Regista: Mattero Garrone
Sceneggiatura: M.Garrone, M.Gaudioso, M.Cecchierini, A.Tagliaferri
Casa di produzione: Archimede, Rai Cinema, Tarantula, Pathé, Logical Content Ventures. RTBF, VOO, BeTV, Proximus, Shelter Productions
Io capitano è la narrazione del viaggio di Seydou e di Moussa, due ragazzi che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Il viaggio si rivela una vera Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, i pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano. Dal punto di vista dei due ragazzi, inseparabili, pieni di speranza e di ambizione, con il sogno di diventare famosi come musicisti, il viaggio è una vera avventura alla stregua di Capitani coraggiosi. A casa vivono una vita semplice, in una famiglia amorevole e conoscono la solidarietà tra vicini, pur nella dignitosa povertà. Ma, con un’innocenza e una purezza d’animo incantevoli, loro vogliono partire, convinti che, grazie al “viaggio”, potranno realizzare il loro sogno.
Tra innumerevoli furti e violenze procederanno nel loro rischioso viaggio. A illuminare qua e là il buio della cattiveria saranno i gesti di umanità e di gentilezza.
Garrone, il regista, non teme di dire che i due ragazzi non fuggono dalla miseria o dalla guerra, ma scelgono autonomamente di avventurarsi oltre il Mediterraneo. Con altrettanta lucidità mostra gli scafisti libici che sono in possesso di un numero di cellulare di una ONG; racconta il rimpallo della Guardia Costiera italiana da una parte e delle autorità marittime maltesi circa il destino dei migranti.
Io capitano, più che una storia, è una parabola sulla necessità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, incarnata nella figura nobile di Seydou che si fa carico degli altri, fino a portare con sé il ricordo di chi non arriva alla meta. Il racconto si ferma davanti alla terraferma e non tocca minimamente i discorsi mediatici che ben conosciamo. Ci lascia con la forte empatia nata durante la condivisione del viaggio e ci fa dimenticare i pregiudizi con i quali trattiamo i migranti: persone, prima che clandestini.
Ci lascia con tanta musica sulla pelle perché è musica anche l’urlo finale liberatorio del “capitano”. Eccolo il capitano vero, ecco l’ormai uomo che ha iniziato il viaggio, poco tempo prima, ancora ragazzo. Ecco il sogno che ha attraversato incubi, sì, ma che si è avverato. Questo è il racconto di Garrone.
Linee di lettura
Su brani musicali, urla, torture e gesti di bontà si dipana il gomitolo del film, formato dalle testimonianze di molti immigrati che hanno fatto lo stesso percorso dei due cugini. Il film è promotore di riflessioni che si possono facilmente trasporre ai giovani di OGGI. Diventare star della musica… in Europa poi!
I due ragazzi, proprio perché adolescenti, non si fanno fermare da nessuno e danno il via alla loro straordinaria impresa. Crescendo in senso metaforico, Seydou scoprirà, con grande sofferenza, cosa significa voler guidare la propria e altrui vita. Più che dalla parte della retorica che connota il tema dell’immigrazione, il film si pone sul versante dell’adolescenza che valica deserti e mari per raggiungere un puro sogno e che si assume la responsabilità delle proprie azioni, incarnata nella figura nobile di Seydou.
L’empatia di Sarr nei panni del protagonista sedicenne è vincente. La sua grande dignità umana, che lo salva nelle numerose disavventure, è ciò a cui il regista tiene di più.
Garrone trasuda onestà intellettuale ed è ideologicamente inattaccabile perché, pur mostrando scorci di verità su quanto c’è di negativo nella questione “emigrazione dall’Africa”, si focalizza sul viaggio e sull’adolescenza. Il regista, con grazia e poesia, racconta una storia di migranti attraverso lo sguardo di chi parte e vive realmente il viaggio. Proprio perché racconta con verità, colpisce al cuore lo spettatore.
Il film forma perché trasuda umanità. Anche nelle situazioni più tragiche, il protagonista si aggrappa al sentimento di fratellanza, al disperato bisogno di restare umani. La fiammella della speranza non si spegne mai, nemmeno nei momenti più atroci e crudeli.
Dal punto di vista tecnico, le immagini hanno una bellezza maestosa e sono incastonate nella bellissima fotografia di Paolo Carnera. Molte delle inquadrature sono veri quadri in movimento, dall’estetica ammaliante, perfetta, con i colori, nella prima parte del film, in Africa, caldi e accesi e poi sempre più cupi, che sembrano addirittura presi dalla tavolozza delle magliette dei ragazzi, via via più annerite dalla polvere che si attacca al sudore. Stupenda anche la colonna audio che accosta sonorità africane e ritmi rock.
La recitazione degli attori? Seydou Sarr e Mou-stapha Fall hanno una espressività e una spontaneità da premio.
Gli anni adolescenziali… i più belli e i più difficili della vita, con chi era bambino appena ieri, che si sente grande, ma muore dal bisogno di credere in se stesso… Con noi più grandi attorno. Demoliamo forse anche noi i loro castelli di sogni perché vogliamo che tengano i piedi per terra o siamo di esempio e incoraggiamento? Impegniamoci ad essere capitani, perché capitani, i ragazzi, diventino!
(Caterina Cangià, rivista SE VUOI n. 4/2024)
