CAST TECNICO
Titolo originale: A hidden life
Regia: Terrence Malick
Sceneggiatura: Terrence Malick
Fotografia: Jörg Widmer
Montaggio: Rehman N. Ali,
J. Gleason, S. Jones
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Sebastian T. Krawinkel
Genere: Drammatico, biografico, storico
Durata: 173’
Nazione: Germania – USA
Produzione: Studio Babelsberg,
Elizabeth Bay Productions
Distrib. Italia: 20th Century Fox

 

CAST ARTISTICO
Franz Jägerstätter: August Diehl
Franziska Jägerstätter: Valerie Pachner
Giudice Lueben: Bruno Ganz
Monsignor Joseph Fliesser: Michael Nyqvist
Il maggiore Kiel: Martin Wuttke
Fredrich Feldmann: Alexander Fehling
Maria Simon: Resie

 

Sguardo di insieme

Questa è la storia di Franz, un uomo naturalmente buono, che vive nella splendida cornice montagnosa di un paesino austriaco e che conduce una vita bucolica dove l’amore e l’amorevolezza si intrecciano, ma che ha il coraggio di dire “no”, anche se tutti attorno a lui gli danno del pazzo, dell’egoista (“…non pensi alla tua famiglia?”), dell’orgoglioso convinto di essere migliore degli altri (“…il mondo non si può cambiare”). In una unica e tremenda lotta contro il potere è accompagnato da sua moglie, una donna amorevole e forte che accetta il suo supremo sacrificio perché lo ama immensamente.
Storicamente, nel 1938, dopo l’arrivo delle truppe del Terzo Reich in Austria, il contadino Franz Jägerstätter (August Diehl) è l’unico abitante di Sankt Radegund a votare contro l’Anschluss, essendo contrario al nazismo per via della sua profonda fede cattolica. Essendo obiettore di coscienza, rifiuta di giurare fedeltà al regime di Hitler. Nel 1941 ottiene il permesso di tornare a casa e di occuparsi dell’attività di famiglia insieme alla moglie Franziska (Valerie Pachner).
Due anni dopo viene nuovamente convocato per combattere sul fronte e, proprio per le sue convinzioni morali, si propone di lavorare come infermiere. L’obiezione di coscienza lo porta all’arresto, ma questo non è sufficiente a convincerlo a cambiare idea. Mentre aspetta il processo rimane in contatto con la moglie tramite una serie di lettere nelle quali ribadisce il proprio amore per le tre bellissime figlie e l’opinione negativa sul conflitto. Non conosce tentennamenti, ma fa della sua fede in Dio e del suo amore alla moglie e alle figlie il perno attorno al quale ruota la propria irremovibile decisione. Sarà il giudice Lueben (Bruno Ganz) a condannarlo a morte. Viene ucciso nel 1943 in un garage della prigione di Brandeburgo a Berlino. E il 26 ottobre 2007, a Linz, in un giorno significativo per l’Austria (festa nazionale per la fine dell’occupazione, la ritrovata indipendenza e la dichiarazione di neutralità, nel 1955), viene proclamato beato dalla Chiesa cattolica.
Un film biografico dove Terrence Malick, che ci ha abituati a una filmografia di elevata qualità, dà il meglio della sua arte narrativa.

Linee di lettura

Un bellissimo film biografico dove la fotografia e il suono sono spettacolari. Terrence Malick ha uno sguardo molto dotato per cogliere dettagli quali un improvviso cambio di luce, il panorama delle montagne, il brillìo della polvere nella fattoria. La bellezza dell’inquadratura va di pari passo con la bellezza della colonna sonora. Su questa falsariga, a livello contenutistico-tematico, il paragone tra il contadino-sacrestano e la Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer non è fuori luogo. Difatti, il rifiuto del protagonista di pronunciare il giuramento verso l’Anschluss lo innalza, anche se lo separa definitivamente dall’amore della sua vita e dalla vita stessa.
Il dramma storico-biografico di Franz è collocato all’interno di un contesto rurale puro e bello con i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco che fanno da cornice alla narrazione.
Più che di un film, si tratta di una “manifestazione” di quanto possono il sacro, la fede, l’amore, contro le brutture dell’oligarchia, dell’assolutismo, della negazione della libertà di coscienza e di vita.
Quella di Franz è una piccola, ma al tempo stesso gigantesca opposizione del Bene contro il Male, della Luce dell’Amore contro le Tenebre dell’Odio.
Si sa che le ripercussioni morali di qualsiasi scelta di fede sono immense e il film ce lo dimostra attraverso la poesia dell’immagine e del suono. Franz ci è riuscito.
Come può darci coraggio attraverso l’esempio, Franz? Numerosi sono i nuclei di riflessione e di discorso che il film ci invita a fare. Primo fra molti il libero arbitrio. In A hidden life lo si assapora in ogni inquadratura, scherzo dell’illuminazione e finezza della composizione. E mentre si assapora il suono e la scrittura con la luce ci si sente incredibilmente impregnati di un’aura di spiritualità mista a profonda gioia per il dono del libero arbitrio che rende la creatura immagine e somiglianza del Creatore.
Poi c’è il rapporto tra l’uomo e la natura e il suo inserimento all’interno del cosmo. Poi c’è la ricerca di “ciò che è bene” in opposizione all’obbligo di seguire (firmare l’Anschluss) il male.
Il film è molto importante anche per tutti quei giovani che si sentono tentati di seguire i vari estremismi di oggi.
Il film è tutto sacro, anche se la musica sottolinea con particolare forza il carattere sacrale del racconto attraverso brani tratti dall’oratorio biblico di Israele in Egitto del compositore tedesco Georg Friedrich Haendel e alla Suite ceca del compositore Antonin Dvořák. La musica di James Newton Howard è frammista al suono delle campane, al muggire dei bovini e al vociare dei bambini. Naturale e struggente come è del resto l’intero capolavoro di Malick.

(Caterina Cangià, rivista SE VUOI 6/2020)