Cast tecnico

Titolo originale: Wonder
Regia: Stephen Chbosky
Sceneggiatura: S. Chbosky, S. Conrad,
J. Thorne su soggetto tratto dal romanzo di R. J. Palacio
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Mark Livolsi
Musiche: Marcelo Zarvos
Scenografia: Kalina Ivanov
Durata: 113’
Genere: Drammatico / Family
Nazione: USA
Distrib. Italia: 01 Distribution
Anno di uscita in Italia: 2017 

 

Cast artistico

Isabel Pullman: Julia Roberts
Nate Pullman: Owen Wilson
August (Auggie) Pullman: Jacob Trembley
Olivia (Via) Pullman: Izabela Vidovic
Professor Browne: Daveed Diggs
Preside Tushman: Mandy Patinkin
Signora Russo: Sonia Braga
Signora Petosa: Ali Liebert

                                                                  

                                           WONDER

August Pullman è un bambino di dieci anni con una malformazione cranio-facciale dovuta alla sindrome di Treacher-Collins che, insieme ad altre complicazioni, gli ha fatto subire ben 27 interventi con risultati che difficilmente lo mettono al riparo dal dileggio crudele di cui sono capaci i bambini.
Il film è tratto dal romanzo per ragazzi di R. J. Palacio, per varie settimane nella classifica bestseller del New York Times e finalista al Premio Andersen 2014. La rara malattia di cui Auggie ha sofferto, pur deformando in maniera notevole i tratti del viso e colpendo a volte l’udito, non scalfisce minimamente l’intelligenza del portatore che manifesta, durante tutta la durata del film, un mix delicato di sensibilità e genialità. Auggie, un po’ a causa degli interventi e un po’ perché ha paura della reazione degli altri bambini, non è mai andato a scuola. Il momento fatale però arriva e il preside, signor Tushman, decide di fargli mostrare la Beecher Prep School da tre studenti: Julian, Jack e Charlotte. Quando, durante il pranzo, al tavolo di Auggie non si siede nessuno, Jack decide di avvicinarsi a lui e i due stringono subito amicizia. A differenza di Jack però, Julian, Henry e Miles prendono di mira il nostro eroe con continue battute sul suo aspetto. Arriva Halloween e i ragazzi si travestono per l’occasione. August va a scuola con un costume diverso da quello pianificato e, senza volerlo, sente gli aspri commenti dei compagni, compreso Jack, che sostiene di stare solo fingendo di esse-re amico di August, per compiacere il preside.
Così il “nostro” e Jack litigano, ma il secondo si accorge presto di aver fatto amicizia, perché Auggie gli è davvero simpatico. Con molta convinzione si scusa e i due ritornano amici. Verso la fine dell’anno le classi vanno in gita, ma Julian non partecipa per gli episodi di bullismo che ha compiuto. Durante la gita, August e Jack vengono attaccati da alcuni ragazzi più grandi, ma vengono aiutati da Henry e Miles, gli amici di Julian.
Dopo un anno scolastico, intessuto di situazioni difficili, di altre divertenti e di altre ancora straordinarie per bellezza, Auggie e tutti coloro che ruotano attorno alla sua storia si sentono cambiati grazie  all’amicizia, al coraggio e alla decisione di impegnarsi a essere gentili. Così la storia di un bambino sofferente per il proprio “volto” diventa uno sguardo circolare sul significato dell’essere intensamente umani. Un bellissimo finale corona il film e lascia nel cuore battiti di speranza. Sì, bontà e gentilezza possono cancellare paura e odio.
Davvero sguardi e parole che feriscono si possono trasformare in comprensione e aiuto. Perché il cuore dell’uomo, fatto a somiglianza di Dio, sa essere buono.

 

Il volto dell’Altro

Wonder apre a molte riflessioni. La prima – profonda – è legata al concetto del “volto”. Per Emmanuel Lévinas l’espressione del volto dell’altro “impegna a far società con lui”, è “appello dell’uno all’altro, giacché “il volto parla”. Il volto dell’altro è traccia dell’infinito, è strumento per rivelare.
Il volto, perciò, è condizione di ogni discorso, e nel dialogo, inteso come un rispondere, ossia un essere responsabili per qualcuno, si dà l’autentica relazione. E quando il volto è così deformato come quello di Auggie? È comunque la manifestazione del suo cuore buono?
La seconda riflessione ci porta nel campo della “diversità”. Uscire dalla sicurezza della propria casa e della propria famiglia è, per Auggie, un gesto immenso perché lo mette a confronto con chi non lo conosce e, forse, non accetta il suo essere così speciale.
L’amore della madre, l’ironia allegra del padre, la pazienza affettuosa della sorella danno sicurezza al piccolo. Ma il mondo esterno? Ma la scuola? Ma i compagni che si allontanano e lo scherniscono crudelmente?
Wonder è un’eccellente occasione per imparare ad avere uno sguardo critico, educatamente curioso, che non si ferma solo alle apparenze, ma che s’impegna a conoscere l’altro nella sua realtà più vera, spesso nascosta. Auggie si distingue, certo, per le sue caratteristiche, ma si distinguono, in un certo senso, tutti i suoi compagni e anche gli adulti e le inquadrature in primo piano lo mettono in luce. Il film ricama le giovani personalità in costruzione: quella della sorella, che soffre perché tutta l’attenzione è rivolta al fratellino; quella dell’amica della sorella, incapace di cercare l’abbraccio di chi le vuole bene, in un momento di acuta sofferenza; quella degli stessi ragazzi-bulli.
Ottima la recitazione della Roberts, di Wilson e del piccolo Tremblay. Una bella fotografia, a volte sfacciatamente solare, ritrae le situazioni e le persone. Stephen Chbosky dà nuovamente prova di finezza psicologica quando osserva e mostra ragazzi alla ricerca della propria identità.
Il film offre molto materiale agli operatori di pastorale che utilizzano il linguaggio del cinema per spiegare la Vita alla gente. Facciamone tesoro anche noi.

(di Caterina Cangià, rivista SE VUOI)