“La rete”

 

 

 

“La rete” è il titolo del singolo del cantau­tore carrarese Francesco Gabbani. È un brano ca­ratterizzato da ritmo, melodia pop orecchiabile, ironia, giochi di parole e un testo che offre spunti per una ri­flessione profonda sul modo in cui molti, soprattutto i giovani, vivono il loro rapporto con il mondo del web e in particolar modo dei social. Il video, ambientato in Alta Badia, mostra Gabbani sdraiato su un’alta mon­tagna fino a quando si sveglia e scopre di essere in­trappolato in una rete. Da questa cerca di liberarsi e fugge fino ad arrivare a un grande prato verde e al mare che simboleggiano la libertà, libertà dalla rete e libertà di essere se stesso.


Dentro la canzone:
Liberi di essere se stessi

La rete di cui parla la canzone ha un doppio signifi­cato: da un lato è intesa come la rete dei pescatori, dall’altro come la rete del mondo virtuale. Per l’au­tore essa è “una condizione mentale in cui a volte ci tro­viamo intrappolati” fino a crearci un’identità diversa da quella reale. Navigando in rete in pochi secondi spesso ci spostiamo da un portale all’altro risucchiati da finestre che si aprono in continuazione e non ci danno neanche il tempo di pensare. C’è un continuo confronto con le vite altrui, che spesso sono presunte, perché non corrispondono alla verità in quanto edul­corate. È un meccanismo di illusione che finisce per creare perenne insoddisfazione, magari per una man­ciata di like. Tocca a noi, però, uscire da questa trappola: siamo sempre liberi di scegliere come utilizzare inter­net e come vivere la nostra vita. Secondo Gabbani “un buon punto di partenza verso la via della liberazione è ac­quisire la consapevolezza che i nostri pescatori siamo pro­prio noi stessi perché spesso siamo noi la causa del nostro essere intrappolati”.

Ognuno è libero di usare la rete come vuole, ma alla fine si tratta di scegliere se agire come pesce o come pesca­tore (“il pescatore sei te”) e di dare alla rete la giusta im­portanza, senza assolutizzarla. Il processo di costruzione della nostra identità personale non può certo essere dettato solamente dai social, ma passa da una progres­siva crescita attraverso le relazioni sociali, il confronto aperto con gli altri, il sapersi accettare nei propri limiti integrandoli all’interno di una maturazione piena della nostra personalità. Ma tutto questo richiede tempo, pa­zienza, riflessione. Nei social, invece, tutto avviene in tempi rapidi che non concedono molto spazio alla ri­flessione. Spesso essi veicolano una percezione distorta dell’equilibrio personale con meccanismi di espressione e comunicazione di sé che inducono alla dipendenza. Sembra che la soddisfazione personale debba passare a tutti i costi dal feedback della comunità online e che – come dice Gabbani – “anche quando siamo sinceri, sui social siamo dei saltimbanchi di noi stessi, e da qui viene il senso di insoddisfazione presente in molti”. La via d’uscita è quella di passare da una identità sdoppiata (virtuale e reale in­sieme) a una identità integrata e consa­pevole in cui l’utilizzo della rete diventi un’ulteriore OPPORTUNITÀ di crescita e non un’evasione dalla realtà che alla fine ci fa cadere nella rete della dipendenza.

 

PER RIFLETTERE CON LE PAROLE DELLA CANZONE

“TUTTI I GIORNI IN RETE… LASCIARSI ANDARE AD EMOZIONI VIRTUALI… MOSTRANDO UN VOLTO CHE TU IN FONDO NON CONOSCI”:

Come e perché usi la rete e i social? Nella rete ti senti più un pesce intrappolato o un pescatore consapevole?


(Pino Fanelli, rivista SE VUOI 6/2021)