Il dono della memoria
CONTRO OGNI LINGUAGGIO DI ODIO
Care Lettrici e cari Lettori,
ho accolto molto volentieri l’invito della Rivista SE VUOI a indirizzare a voi tutti un pensiero sui temi della memoria e della moralità dell’esistenza.
Io sono stata, insieme a molte migliaia di ebrei italiani, vittima delle leggi razziste promulgate nel 1938 dal regime fascista con la complicità della monarchia. Fu una delle pagine più nere della nostra vita nazionale. Allora veramente si ebbe la “morte della Patria”, dell’intero patrimonio culturale, morale, civile formatosi in secoli di storia italiana.
Ricordo quando a otto anni ascoltai alla radio che ero stata “espulsa” dalla scuola. Perché? Che cosa avevo fatto? La mia vita fu segnata per sempre da quelle parole. Ma il peggio doveva ancora venire. Migliaia di ebrei furono infatti cacciati dalla vita sociale, costretti a lasciare la scuola, l’università, il lavoro, le professioni. Derubati, discriminati, umiliati. Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando la discriminazione divenne deportazione nei campi di sterminio, ovvero collaborazione attiva del fascismo italiano con il genocidio degli ebrei perseguito con ferocia dal nazismo tedesco.
C’è un episodio che racconto sempre.
I primi di maggio del 1945, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, vidi il feroce direttore del campo spogliarsi degli abiti d’ordinanza per vestirsi di stracci e fuggire. Gettò la sua pistola vicino a me.
Per un attimo pensai di raccoglierla e sparargli. Ma mi fermai. Noi non possiamo essere come loro. All’odio si risponde con la memoria, con la dignità, con la forza della democrazia e del diritto, con la crescita valoriale e civile, mai con altro odio.
Per questo ho deciso di sfruttare l’occasione inaspettata della nomina a senatrice a vita per rilanciare una missione che mi ero già data da anni: farmi “testimone” diretta della tragedia della Shoah, ma anche attiva propagandista della lotta contro ogni discriminazione e violenza, per la pace e la collaborazione fra i popoli.
Testimoniare dunque, ma anche crescere come società civile. Perché solo un sapere condiviso e critico apre la mente al valore autentico di termini come “tolleranza”, “accoglienza”, “interculturalità”, “solidarietà” ecc. Tanto più che oggi, in Europa e nel mondo, siamo costretti ad assistere a sempre nuovi episodi di razzismo, di xenofobia, di antisemitismo.
Le statistiche sono purtroppo eloquenti: i fenomeni di razzismo e antisemitismo sono in aumento, circa 7 milioni di italiani si dicono apertamente antisemiti, assistiamo a una sorta di “sdoganamento” del fascismo, di persone che ormai sempre più sfacciatamente si dichiarano e soprattutto agiscono, operano la violenza fisica e ideologica. Per non dire del “negazionismo”, che offende ogni giorno le coscienze e la verità storica. Anche per questo non bisogna mai abbassare la guardia, né cedere alla noia e all’indifferenza.
Una formula come “I care” la sento profondamente mia, perché significa appunto: me ne occupo, mi interessa, mi prendo cura, di persone e di problemi.
Da parlamentare mi batto particolarmente contro gli hate speech, i linguaggi dell’odio, con iniziative legislative e atti di indirizzo politico come le mozioni. Ho promosso l’istituzione di una apposita Commissione parlamentare di indagine e di controllo proprio sui fenomeni di hate speech e di diffusione della violenza anche verbale, oltre che fisica. Bisogna infatti tenere sempre desta l’attenzione su questi fenomeni, mai voltarsi dall’altra parte, mai minimizzare.
Anche per questo sono stata contraria all’abolizione di una specifica prova di storia agli esami di maturità e a favore invece di un serio reintegro dell’educazione civica nei curricula delle nostre scuole. Ritengo infatti il mondo della scuola e della cultura quello decisivo. “Decisivo” per far fare un salto di qualità alla nostra coscienza civile, alla formazione di ragazzi e ragazze, cittadini di domani. Se infatti la minaccia è pervasiva e globale, anche la risposta deve essere all’altezza: studiando la storia perché nei suoi orrori non si ripeta, ma anche contribuendo a realizzare i valori di eguaglianza e giustizia sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana.
È dalla memoria, dalla formazione, dalla cultura, dalla formazione delle coscienze, ma anche da una classe politica rinnovata e responsabile, che può dipendere un futuro migliore per la nostra società e direi per l’umanità tutta.
(Liliana Segre, rivista SE VUOI gennaio/febbraio 2020)