È una questione di sguardi: ciò che vedi tu, forse, non è ciò che vedo io.

In DIXIT hai in mano sei carte illustrate. Ogni carta raffigura un mondo a sé in cui si mescolano elementi appartenenti al reale e al fantastico, personaggi improbabili, ambienti onirici, scene ricche di particolari strambi, che solo a guardarle suscitano emozioni con­trastanti: felicità, paura, speranza, compassione, incredulità, tranquillità… Quando è il tuo turno, scegli una carta dalla tua mano e la metti coperta al centro del tavolo: gli altri giocatori non de­vono sapere quale carta hai giocato. Poi dai ad alta voce un indizio: una parola o una frase che quella carta ti ha ispi­rato. Puoi dire qualsiasi cosa (anche il titolo di un libro o il nome di un per­sonaggio famoso), l’im­portante è che ci sia un collegamento con la carta giocata, o anche solo con un particolare raffi­gurato su di essa. Ad esempio, se vedi un orologio senza lancette, puoi dire la parola “Momo”, pensando al film “Momo alla conquista del tempo”. A questo punto tocca agli altri giocatori: ciascuno sceglie una carta dalla propria mano e la aggiunge co­perta, senza dire nulla, a quella che hai messo tu al centro. Tu prendi tutte le carte, le mescoli e le posizioni ordinate a fac­cia in su sul tavolo. Ora inizia per te la parte più divertente: osservare gli altri giocatori mentre cercano di capire qual è la carta che hai messo al­l’inizio: è questo, infatti, il loro modo per fare punti. Dopo un paio di minuti i tuoi avversari indicano contemporaneamente la carta che hanno scelto come tua, e in questo momento si scopre quanto sei stato bravo.

In Dixit, infatti, se tutti indovinano la tua carta, significa che il tuo indi­zio era troppo semplice: tu non fai punti e i tuoi avversari ne fanno due a testa. Si assegna lo stesso punteggio anche se nessuno indovina la tua carta: il tuo indizio era troppo difficile. Ma al­lora come puoi fare punti? Semplice: solo se alcuni giocatori (ne basta anche uno) indovinano la carta; tu e loro fate tre punti a testa. In Dixit non fa punti chi è banale e neanche chi è indecifrabile, bensì chi conosce meglio se stesso e i gio­catori al tavolo.

Quando scegli l’indizio fai indubbiamente un viaggio nelle tue emo­zioni e nella tua storia per cercare collegamenti con una delle carte che hai in mano, ma questo non basta: devi coinvol­gere almeno qualcuno in questo tuo viaggio; e allora chiediti: quanto mi conoscono? Quanto mi sono fatto conoscere? Cosa ho in comune con i giocatori al tavolo? Queste domande sono un buon punto di par­tenza, ma non garantiscono il punteggio: il tuo indizio potrà essere in­terpretato nei modi più disparati. Ogni giocatore, infatti, porta con sé un bagaglio di esperienze, conoscenze ed emo­zioni attraverso le quali leggere la realtà e inter­pretare il tuo indizio. Ma questo è proprio il bello di Dixit: non esistono in­dizi giusti o sbagliati, ma solo parole che si condi­vidono.

È una questione di sguardi: quello che vedi tu, lo vede così anche qualcun altro?

(Matteo Torricelli, rivista SE VUOI 3/2024)