La BELLEZZA delle PICCOLE COSE

Quando mi è stato assegnato questo tema ho temporeggiato un po’, prima di mettermi a lavoro perché non ero pronto: il tema in questione era al contempo così vasto e così puntuale tanto da portarmi a cadere nell’errore di dire troppo o di dire troppo poco, di uscire fuori trac­cia o di non centrare il punto. Allora mi sono detto che doveva essere un articolo nuovo, mai visto, una sorta di poesia scritta a più mani, una lode corale al Signore, solo così si può rendere giustizia ad un tema così alto, senza risultare insufficienti.

Solo stamattina ho fatto poi i conti con un ricordo: una passeggiata di un po’ di tempo fa tra le strade della Capitale, un cielo dalle sfumature te­nere al crepuscolo, il suono delle macchine che a Roma, si sa, non mancano mai, le sagome buffe dei tetti delle case con­troluce, i rami dei pini che giocavano con gli ultimi raggi della giornata, ed io che ripensavo a quanto poco sarei stato capace, da giovane, ad amare quest’incanto ordinario. Riflettevo così sui rac­conti di alcuni giovani, vostri coetanei e su come non sempre sia facile lasciare che il bello ci at­traversi a nuoto: molto spesso è terribilmente più semplice rimanere con i piedi nello stagno, nel grigiore, nel frastuono delle nostre vite, senza alzare gli occhi al cielo ed accogliere il bello come cosa di Dio; o ancora su come per alcuni sia forte il desiderio di pos­sedere la bellezza, di farne un orpello, quando invece sarebbe cosa buona non lasciarsi travol­gere da essa, ma con­templarla, come dono.

Mi è tornata così in mente Maria, Lei tutta bella, la quale davanti alla grandezza del suo Dio non riuscì a non can­tare a Lui, lodandolo con tutto il cuore attraverso le parole del Magnificat, canto di bellezza e di speranza. Sì, perché la preghiera del Magnificat nasce dalla meraviglia. “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Grandi cose: ha fatto dei giorni della Vergine tempo di stupore.
Ecco, pensavo allora che quest’articolo dovrebbe almeno assomigliare al Magnificat che ognuno di noi può intonare guardando alla propria vita, perché ci importano del mondo tutte le cose piccole e la bellezza vera che è nascosta in quelle pieghe.

Spigolando tra gli scritti di Simone Weil, do­cente, scrittrice, pedagogista francese, leggevo infatti che “in tutto ciò che suscita in noi il senti­mento del bello c’è pre­senza reale di Dio” e ancora che “la bellezza del mondo è il sorriso di tene­rezza del Cristo per noi at­traverso la materia”, a noi il compito di accorger­cene, di sintonizzare cuore e mente.
Tutto questo non lascia spazio a quella che si po­trebbe definire come una semplice e gioiosa esperienza estetica, bensì racchiude un presagio di infinito, di profondo, di divino.
Proveremo allora insieme (per due motivi: per­ché può sfuggirmi qualcosa e perché nella tua vita, giovane donna e giovane uomo, può esser custodita della mera­viglia inedita che nella mia non c’è) ad essere cercatori di bellezza nel quotidiano e a segnare, su un foglietto di carta, tutte quelle cose piccole che fanno bella la nostra vita e che per velocità, trascuratezza, superficia­lità, mediocrità, pigrizia, siamo soliti ignorare e non considerare.
Inizio io, ma questo canto di lode, è un canto aperto, manca ancora un verso, puoi finirlo tu (direbbe il professor Vecchioni ad Alfa).

La fiducia di chi ci ama, il perdono, la pazienza nel ricominciare, il corag­gio di prendere posizione, l’amore dei nonni, i bambini a scuola, le let­tere d’amore scritte a mano, la preghiera dei credenti, ancora di più quella dei non credenti, la fragilità che ti rende vero e autentico, il lavoro costante e dignitoso degli uomini e delle donne di ogni tempo, la dignità nel dolore e nella malat­tia, i germogli e i raggi del sole, il futuro da scri­vere in due, la capacità di fermarsi per prendere fiato, le mani degli an­ziani che stringono quelle dei bambini, le risate con gli amici, il silenzio quando dentro c’è troppo rumore, il caffè a casa dei tuoi, le parole buone che sanno tenere al caldo, il ciclo della vita, essere la terra di qual­cuno, l’amore, chi sa an­cora tremare, chi si siede accanto a un letto di ospedale, chi ha speranza, chi genera e cura, chi abbraccia gli alberi e gli altri e sé, chi sa leggerti lo sguardo. E ancora, il firmamento, la pasta al sugo della nonna, i tempi lenti, lo studio appas­sionato, una scelta difficile, la libertà, i pisolini, la luce delle quattro di pomeriggio, i “ci penso io” di chi ti vuole bene, tuo fratello o tua sorella, avere un posto in cui tor­nare, lasciarsi commuo­vere, camminare tra i vicoli del proprio paese, scegliere da che parte stare, vedere posti nuovi, avere persone e luoghi da chiamare casa.

….

Poi? Dov’è la bellezza nella tua vita? Riesci a scor­gerla? E ancor di più, rie­sci a raccontarla?

(Tony Drazza, rivista SE VUOI 6/2024)