“T” come Treno

Inizio la scrittura di questa lettera dell’Alfabeto della vocazione in una stazione, un luogo che mi piace abitare perché spazio di connessione e (inter)- scambi di Vita e di vite. I treni popolano l’immaginario di tutti noi sin da bambini: chi di noi non è rimasto fermo ad attendere e poi ad ammirarne, con crescente emozione, il veloce passaggio sui binari? Ed è proprio questo oggetto così particolare che vogliamo “sondare” per aiutarci a ripartire nel nuovo anno sociale… sul nostro binario.

Partirei da una frase che spesso mi sono sentito rivolgere e che, associata ad occasioni perse, soprattutto in ambito relazionale e lavorativo, mi ha sempre scosso e relegato all’angolo dei miei rimorsi: “Ci sono treni che passano una sola volta nella vita”. Siamo veramente come una stazione dove semplicemente scegliere se salire o meno, accettando passivamente la destinazione che “il treno” ci impone, subendo ritardi e non scegliendo i compagni?
Il metro delle nostre scelte (e della nostra Scelta) può essere davvero l’evitare i rimpianti e dire di sì a tutto, nella frenesia di non perdere niente?
Se i treni passano una sola volta, magari anche velocemente, con il rischio di dimenticare qualcosa di utile per il viaggio e di farci male salendo, non sono per noi. Noi siamo il nostro treno e la nostra vita dice del nostro viaggio, delle direzioni che prendiamo e di quelle che vorremmo prendere, dei compagni che scegliamo e di quelli che “facciamo salire”, in un misto di scelta consapevole e accoglienza dell’ignoto. La vocazione è allora il sì al viaggio che noi scegliamo su un treno che costruiamo noi, come in un laboratorio di un bambino che, con poco materiale, sa inventare funzioni e destinazioni sempre nuove con creatività e fantasia. Un treno per varie direzioni, che non segue (per fortuna!) sempre binari lineari e precisi, in una realtà del viaggio più vicino a quella vissuta dai pellegrini, che camminano con passo deciso verso una meta precisa, ma aperti a vivere l’imprevisto piuttosto, che quella ammaliante da “travel influencer”, dove la perfezione ostentata fa quasi rima con assenza di vita.
Accanto alla libertà di scelta, infatti, c’è anche un aspetto di accoglienza: ci sono ritardi e compagni di viaggio che non dipendono da noi, né sempre scegliamo i tempi di percorrenza, perché ci sono tratti dove ci è imposta la lentezza. Non possiamo decidere sempre noi gli scenari che il nostro treno incontrerà, ma possiamo (e dobbiamo) decidere come viverli, con un impegno di Vita e di vita vera. Ed è proprio in quei momenti che ci è consegnata la possibilità di scoprire la bellezza dei ritardi, spazi in cui è possibile scoprire cose nuove su di noi con creatività, rendendo fecondo il tempo di attesa che ci è “imposto”.

Questo l’augurio per questo anno: che tu possa essere fermamente saldo sui binari della tua Vita, abitando il treno della tua vocazione con disponibilità e responsabilità, gustando i bellissimi paesaggi che incontri e lasciandoti stupire dagli imprevisti. Buon viaggio!

(Giuseppe Tramontin, rivista SE VUOI 5/2023)