Maria si alzò e andò in fretta”

Maria si alzò… Per­ché l’evangelista sente il bisogno di essere così de­scrittivo? Perché farci sa­pere che “si alzò”? Un giovane da che cosa si do­vrebbe “alzare”?
Come cambia la vita o il modo di vedere se sto al­zato o in altra posizione?

Nella Sacra Scrittura “al­zarsi” è sinonimo di rispo­sta a qualcuno che ti chiama! È lasciare la propria situazione per seguire un altro, smettere di crogio­larsi nella propria comfort zone e cambiare posizione, prospettiva, vita!
Un giovane ha davanti a sé tutta la vita e se resta in poltrona o davanti a uno schermo, rischia di non viverla o di lasciarla vivere ad altri. Maria, una giovane anche lei, si è al­zata e ha accettato di cambiare il suo punto di vista, di vedere le cose, gli altri, se stessa, dall’Alto, dalla prospettiva di Dio! Per un giovane potrebbe essere entusiasmante guardare le cose dall’alto, smarcarsi dal conformismo e “gu­stare altro”. Ma deve fare un passo, appunto muo­versi, passare dal “ho vo­glia, non ho voglia” al “cosa vuoi… Dio?”. E ricercarlo non solo attraverso i propri sentimenti ed emozioni, seppure importanti, ma usando l’intelligenza, rafforzando la volontà, il senso dell’impegno e il sacrificio, per vivere da persona libera la cui vita è orientata non solo a fare bene, ma a farlo bene, come richiede di es­sere fatto!

…e andò… Andare è non rimanere fermi, sta­tici. È muoversi, cercare, trovare. Ma andare dove? Non è meglio fermarsi e ri­flettere, studiare, approfondire prima di andare? Ma poi, perché un giovane dovrebbe “andare”… cosa ci guadagna?

Per andare bisogna sa­pere dove andare. Sem­bra scontato, ma non lo è! I giovani, ma anche noi adulti, alle volte facciamo chilometri, ma alla fine non sappiamo dove stiamo andando e forse non sappiamo neanche perché! L’andare presup­pone che io sappia dove sono, da dove inizio il mio andare e soprat­tutto individuare una meta, un punto di arrivo parziale o definitivo. E per fare questo bisogna certamente riflettere, fermarsi, interrogarsi e in­terrogare la realtà, avere un sano senso critico e poi… fidarsi! Rischiare!
Maria ha interrogato Dio attraverso la mediazione dell’Angelo, ma poi si è fidata.
Oggi la grande incognita è il futuro, i giovani si domandano se ce ne sarà uno per loro e que­sta paura rischia di in­chiodarli nell’attimo fug- gente o consegnarsi alle mode passeggere e con­dizionanti. Andare, per un giovane, potrebbe essere la grande occasione di vivere la sua creatività; ecco cosa può guada­gnarci! Esprimersi non solo per un effimero nar­cisismo, ma dare il suo contributo per costruire il futuro… ma bisogna fi­darsi. Di chi? Noi adulti saremo capaci di acco­gliere questa richiesta di fiducia dei giovani e a nostra volta sapremo fi­darci di loro?

…in fretta… Perché questa fretta? E poi la fretta non dicono sempre che è una cattiva consi­gliera? Cambiava qual­cosa se Maria fosse andata con calma da Elisa­betta? Quali frette muo­vono i giovani? Questo “in fretta” di Maria può es­sere un segnale nuovo per i giovani?

La fretta non aiuta mai a fare le scelte giuste e Maria non ha avuto senz’altro fretta, come la in­tendiamo noi! La fretta di Maria è invece sinonimo di “sollecitudine”, di aver compreso il biso­gno e l’urgenza della situazione e non ha perso tempo!
Il tempo! Il “tutto e su­bito” non è passato di moda, anzi, sembra che si voglia vivere senza tempo o aldilà del tempo. E allora si corre, si evade, si viaggia nel me­taverso, nella realtà vir­tuale. I giovani danno l’impressione di aver fretta di scappare, forse da se stessi, dal non sentirsi compresi, accettati, amati. E stanno fermi!
Chissà, se scoprissero che qualcuno ha biso­gno di loro, qualcuno di cui prendersi cura, a cui donarsi senza paura e in­teressi particolari, scatterebbe in loro quella generosità sopita, che quando si svela sconcerta e meraviglia, inaspet­tata, che fa saltare tanti pregiudizi.
Tocca a noi adulti ac­compagnarli per metterli a contatto con la realtà e con un mondo che li aspetta perché ha biso­gno di loro.
Maria è una giovane che si è occupata di Dio e per Lui si è occupata del suo sposo e di quanti sono entrati nella sua vita. Il preoccuparsi di suo Fi­glio è stato il criterio determinante per occuparsi di tutto il resto. Anche di noi!
Aiutare, e talvolta spro­nare, i ragazzi e i giovani a prendersi cura degli altri, di spendersi gratui­tamente e concretamente per chi ha bisogno, aiuta il giovane che cre­sce a capire meglio se stesso e la vita, e a investire meglio le potenzia­lità di bene che Dio gli ha dato!

• Cosa ritiene importante dire ai giovani?

Vivendo a Loreto, nel Santuario della Santa Casa mi verrebbe da dire ai giovani: “Questa è la vostra casa!” Perché è la casa di Maria e quindi è la casa dei giovani. Qui Maria è nata, è cresciuta, ha vissuto la sua adole­scenza, con tutto quello che questo comporta; si è sentita corresponsa­bile nella vita di famiglia e qui ha cominciato a pensare alla sua famiglia con Giuseppe! È qui che gli è stato chiesto di di­ventare la madre di Gesù, e da qui è andata per stare con Giuseppe, ma non per fermarsi lì! Per alzarsi e andare con sol­lecitudine lì dove Dio le chiedeva di andare, se­guendo Gesù, il Figlio suo, ovunque egli an­dava, madre, discepola, testimone di un amore che realizza la propria vita se si decide di do­narla!
Papa Francesco il 25 marzo 2019 ha firmato nella Santa Casa l’esorta­zione post sinodale Chri­stus vivit sui giovani, affidando a Gesù, Maria e Giuseppe tutti i ragazzi e giovani del mondo. Qui risuona con particolare grazia il suo messaggio: Cristo è vivo! E ti vuole vivo! Vivo del suo amore e della sua speranza!

(Fabio Dal Cin, rivista SE VUOI 3/2023)