“La mia vita per la missione”
SR. ELEONORA CI RACCONTA DI SR. MARIA E DELLA MISSIONE DI CHIPENE
“Il vostro bene sarà il mio e le vostre pene saranno anche le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi e il più felice dei miei giorni, sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”.
Così si esprimeva S. Daniele Comboni. Anche sr. Maria ha vissuto con questa disponibilità totale la sua missione con e in favore del popolo Mozambicano, ogni giorno e non solo il giorno in cui la sua vita è stata violentemente recisa.

Arrivata in Mozambico nel 1963 vi è rimasta fino alla fine. La sua vita missionaria è stata plasmata dal vissuto del popolo Mozambicano, nei momenti non facili del tempo coloniale, nella breve gioia dell’indipendenza per poi condividere il tempo duro e tragico della guerra civile che ha segnato non solo la vita dell’intera nazione con distruzioni e morti, ma anche quella della famiglia Comboniana con le morti di: sr. Teresa Dalle Pezze e di fr. Alfredo Fiorini, quasi a ricordarci che il “dare la vita” è parte della vocazione missionaria.
Sr. Maria ha vissuto tutti questi eventi come donna/sorella del popolo Mozambicano che, come lei stessa diceva, sentiva di amare e dal quale si sentiva amata.
La formazione e la crescita dei responsabili delle comunità cristiane, l’attenzione alle famiglie, alle donne, ma anche alle giovani dei lar soprattutto negli ultimi anni, sono stati gli ambiti in cui ha speso le sue energie con passione e amore, senza perdere la pazienza, capace di creare dialogo e comunione.
All’indomani della guerra civile, si partiva soprattutto verso le zone più remote, rimanendo a dormire e mangiare nelle comunità per poter raggiungere tutti. Allo scopo di poter ricominciare a ricostruire e rafforzare quella Chiesa ministeriale che era stata capace di resistere nel tempo del conflitto, grazie alla presenza di uomini e donne che con coraggio e speranza, pur nelle difficoltà, non avevano lasciato spegnere la fiamma della loro fede. Era questa in quel tempo la missione “in uscita”, per usare un linguaggio attuale.

La Missione di Chipene era stata iniziata da lei, con altre tre sorelle, nel 1973 su richiesta dei Missionari Comboniani che sentivano la necessità della nostra presenza soprattutto nell’ambito della salute, della promozione della donna, delle famiglie, ecc. Una missione, quindi, che sr. Maria ha visto nascere, crescere, maturare perché vi è stata presente per vari anni in tempi diversi.
Raccontava le esperienze di quando a piedi andavano a conoscere le comunità che piano piano nascevano. Oggi la parrocchia di Chipene ha circa 140 comunità cristiane, sparse su un territorio molto esteso, e lei le conosceva quasi tutte.
Abbiamo accolto circa 40 ragazze nel collegio, la maggior parte originaria dalle zone interne della nostra parrocchia e si era riuscite, con l’aiuto di persone amiche, a sistemare e a rendere più carino e accogliente l’ambiente in cui le ragazze vivevano… C’era la speranza di poter realizzare qualcosa di bello e di positivo, ma i nostri sogni in una notte sembrano essere svaniti, sembra che, ancora una volta, il male, l’insensatezza, forse l’odio abbiano avuto il sopravvento.
Mi piacerebbe ripensare e rivederti presente, sr. Maria, in quei momenti in cui si lavorava con le ragazze nel nostro campo o nell’orto, nei momenti in cui si studiava con loro o si cantava, si giocava o si celebrava.
Mi piacerebbe rivederti seduta fuori di casa all’ombra del mango a parlare con le persone che ti venivano a cercare, o in alcune domeniche uscire insieme nelle comunità per celebrare e condividere la Parola con la nostra gente. Ma se chiudo gli occhi l’immagine che mi torna alla mente è quel tuo corpo steso a terra, quasi un altro crocifisso con il volto sfigurato e bagnato di sangue… quel volto col quale avevi sorriso, accolto e parlato con molte persone.
Spero in questo anno in cui celebriamo i 150 anni della fondazione della nostra Congregazione, la tua testimonianza e il tuo sacrificio possano ravvivare in noi il desiderio di essere fedeli alla nostra vocazione di donne consacrate a Dio per la missione e, in tutta la Chiesa, dilatare lo slancio missionario che la costituisce.
(rivista SE VUOI 1/2023)