Amare gratuitamente

L’ESPERIENZA DI ESSERE UNA FAMIGLIA CON UN MINORE IN AFFIDO
* a tutela del minore gli autori restano anonimi

La vita è una vocazione continua.
Non sai mai dove ti condurrà la strada della vocazione. Per scorgerne la direzione a volte basterebbe solo saper leggere i segni, che mai sono casuali.
M. nasce nel 2013 e nei primi mesi di vita viene ospitata, con la mamma, in un istituto di religiose che noi frequentavamo. Durante la Messa del Giovedì Santo del 2014 la sua vita incontra la nostra: B. e C., sposati all’epoca da 30 anni e con una figlia già grande. Durante la celebrazione, la suora che si prendeva cura di R., tra i tanti fedeli presenti, chiede proprio a noi di tenere in braccio la bambina. Mentre sull’altare si compie il rito della lavanda dei piedi, il nostro sguardo si perde in quello della piccola. Da quel momento, senza saperlo, non ci siamo più lasciati e quasi senza accorgercene M. è entrata nella nostra vita. Passa poco tempo e veniamo chiamati ad essere i suoi padrini di Battesimo e quindi a sigillare con la piccola un rapporto di amore indissolubile e di grande responsabilità.
Siamo stati vicini a lei e alla sua mamma in alcune situazioni difficili che hanno affrontato, ma anche quando si trattava semplicemente di condividere dei momenti di quotidianità con lei: portarla al parco, accompagnarla al nido o farle trascorrere giorni sereni. Ci vediamo sempre più spesso, M. comincia a frequentare la nostra casa, a volte dorme da noi anche per molti giorni consecutivi e con noi dice le sue prime paroline e impara a camminare.
Notiamo che quando arriva il momento di riaccompagnarla all’Istituto dalla mamma, la bambina è sempre triste. Al contrario la piccola esprime grande felicità quando torniamo a prenderla e mostra sempre di più un grande attaccamento nei nostri confronti.
Trascorre il tempo e dopo 3 anni la situazione familiare di R. precipita e nessuno può occuparsi di lei. In quel momento siamo stati chiamati a fare un passo molto importante: diventare i genitori affidatari della bambina. Eravamo consapevoli di essere troppo grandi per essere di nuovo genitori ma l’amore che avevamo nel cuore per la piccola M. era la cosa più grande e più bella del mondo, così l’abbiamo accolta e insieme a noi è stata accolta da tutta la nostra famiglia. Abbiamo iniziato a crescere M. come una figlia, ma sempre consapevoli di non essere il padre e la madre, e che il percorso affidatario sarebbe potuto terminare in qualsiasi momento.
Subito dopo la scelta ci siamo sentiti smarriti e caricati di grande responsabilità e per trovare conforto siamo tornati alle origini e quindi al primo incontro; rileggendo quell’istante così imprevisto e unico abbiamo capito che Gesù ci aveva mostrato cosa ci chiedeva e cosa dovevamo fare: metterci al servizio con umiltà, attingere all’Eucaristia per avere la forza di percorrere la strada indicata. Sono passati dieci anni e il nostro cammino continua. Come molti percorsi affidatari non è stato semplice, perché in questi casi il rapporto non è limitato a quello tra gli affidatari e il bambino, ma entrano in gioco altre figure: i Giudici Minorili, i servizi sociali, gli educatori, gli psicologi e la famiglia di origine.
Tra situazioni felici e momenti di sconforto, a volte abbiamo pensato di non farcela e di arrenderci perché ci siamo sentiti soli e inadeguati. È stato nella Fede, nella consapevolezza di cosa significa essere padrini di battesimo e nella certezza di aver risposto a una chiamata, che abbiamo trovato e continuiamo a trovare, giorno dopo giorno, la spinta per andare avanti nel percorso affidatario il quale ha molte sfumature.
La vocazione a essere padri e madri può esprimersi attraverso le opportunità che l’affido offre: ci si può donare con generosità completamente oppure con piccoli gesti rendendosi disponibili a sostenere le famiglie in difficoltà anche andando a prendere i bambini a scuola, aiutandoli nei compiti, portandoli al cinema, al mare, a fare sport. Si può così amare gratuitamente ed aprirsi alla comunione ed alla corresponsabilità nei confronti delle situazioni di fragilità.

(rivista SE VUOI 5/2023)