UN GIORNO SENZA…
COMUNICARE

 

 

 

Uno degli assiomi fondamentali della comunica­zione dice che non si può non comunicare (P. Watzlawick. E quando non parliamo? Stiamo comunicando il bi­sogno/desiderio di non parlare. E quando dormiamo? Stiamo comuni­cando, in quel silenzio, il nostro bisogno di riposo, stiamo trasmettendo, pace, serenità, o altro. In­somma la parola non è l’unico mezzo relazionale che abbiamo a dispo­sizione.

Ma ora facciamo un passo avanti, anzi un passo in profondità, c’è una co­municazione che regge tutte le altre: quella con te stesso/a.

E in questo caso un giorno senza comunicare è quello in cui ti “autoeviti” e fingi di non esistere. Possibile? Possibilissimo, si tratta di tutte quelle volte in cui, buttandoti a ca­pofitto nelle cose, sfuggi all’unica domanda che, quando fai così, dovresti porti: come stai oggi?

A me viene più facile giudicarmi, criticarmi, essere severa con me stessa. Eppure l’etimologia di comunicare è mettere in comune piuttosto che mettere al muro. Quanto sappiamo “mettere in comune” e in relazione mente e cuore per la­sciare che si parlino e si concedano il permesso anche di una sana lotta? In fondo penso che la gran parte dei conflitti non nascano solo dalla mancanza di comunica­zione tra le parti, ma dal poco coraggio che si ha di raccontare a se stessi come si sta, anche se le cose non vanno.

Crescere è dirsi la verità, non vergognarsene. È così che impariamo a capire anche gli altri.

(Roberta La Daga, rivista SE VUOI 3/2022)