3 Gennaio 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della II DOMENICA DOPO NATALE (ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del Siràcide (Sir 24,1-2.8-12; NV 24,1-4.12-16 )

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».


La liturgia di oggi ci offre un testo complesso e poco conosciuto che ci chiede di non pretendere di afferrare tutto. Una sfida bella, in fondo, perché la realtà stessa di Dio è così: unica, bellissima e a tratti sfuggente. Il Siracide, un uomo sapiente, scrive un elogio della Sapienza presente con Dio nel momento in cui Egli crea il mondo. Creata per prima, e prima di tutti i secoli, “suggerisce” a Dio i tratti che le creature e la creazione devono avere: la bellezza, l’ordine, la felicità, il senso.

Nei versetti che mancano a questo testo si dice che, mentre Dio crea il mondo, la Sapienza, seduta su un trono di nubi, passeggia sul cielo e la terra e sparge un vapore refrigerante (Sir 24,3-5) cercando un luogo dove abitare. Dio sceglie di non tenerla con sé tra i cieli ma di farle piantare una tenda in Giacobbe, tra il popolo di Israele, tra gli uomini. Da allora ciascuno può cercarla e rintracciarla nella gioia di vivere o nelle intuizioni di scelte di bene. Va ricercata come il senso nascosto e profondo delle cose della terra che rimandano al cielo. La Sapienza non è Dio ma è un orizzonte con mille sfaccettature della vita degli uomini che rimanda a Dio. Perché Dio crea la Sapienza prima fra le creature? Per il desiderio di essere in relazione. Dio ama il mondo che crea e lo riempie di doni, primo il senso, che la Sapienza presente negli uomini e nelle donne, nel canto del gallo (Gb 38,36), nell’arte e nell’artigianato, nella bellezza di un tramonto… rivela.

La Sapienza stessa cerca amici per condividere le bellezze che racchiude e, attraendoci, fa di noi dei cercatori instancabili di un senso, desiderosi di Infinito.


Qôl/call

Dio ha amato a tal punto il mondo da donarsi a lui, da farsi Verbo, Parola, incarnata per stare in relazione con l’uomo. Cerco una Parola che, in questo momento, mi parla di Dio.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it