Commento alla Prima Lettura della III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Isaia (8,23b-9,3)
In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon
e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa
la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Mádian.
Il profeta Isaia colloca il suo annuncio di salvezza in uno spazio preciso: nelle terre di Zabulon e Nèftali. Partiamo dall’inizio. Zabulon e Nèftali sono due dei dodici figli di Giacobbe (cf. Gen 30,8.20) alle cui tribù, che prendono da loro il nome, verrà affidata una parte della Terra Promessa, la parte settentrionale (cf. Gs 19).
Quando queste tribù, insieme alle altre, vengono deportate in Assiria (al tempo di Isaia), il loro territorio diventa crocevia di altri popoli. Avviene nella regione una grande confluenza di popolazioni e culture tali da far meritare a questa porzione di terra il titolo di “Galilea delle genti”, ovviamente in senso negativo perché “le genti” portano altri culti che non sono quelli del Dio di Israele, Unico e Vero Dio. Questo è il passato.
Isaia però parla di futuro, perché per questi popoli è arrivata la luce di Dio. Il futuro arriva fino al Vangelo di Matteo, a Gesù che legge su se stesso questa profezia decidendo di iniziare la sua missione pubblica proprio da quella Galilea delle genti da cui era meglio tenersi a debita distanza e dove, di fatto, era nato. Dio scommette sugli ultimi! Non ci sono terre marginali per Gesù, né terre lontane o impure e lo dimostra sfidando il pregiudizio e annunciando il Regno di Dio ai più lontani.
Qôl/call
Se siamo o ci sentiamo “Galilea delle genti”, allora siamo proprio il luogo emarginato ma benedetto che Dio vuole illuminare. Affido a Dio quelle tenebre che nella mia vita, a volte lontana da Lui o più esposta al turbamento, hanno bisogno di essere illuminate. Moltiplica la gioia, aumenta la letizia, Signore della Luce.
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it
