18 Settembre 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaìa
(Is 55,6-9)

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.
Perchè i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.


Chi potrebbe dare torto a Dio, le cui parole sono riportate questa domenica da Isaia, nel momento in cui dice: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri»! Il Vangelo di Matteo di questa domenica ci dà uno spaccato del modo, per noi illogico, di agire di Dio con gli operai della vigna.

Lo sappiamo, noi non siamo Dio. E non possiamo ridurre Dio ai nostri progetti così troppo “umani”, anche perché tante volte scopriamo quanto siano diversi dai Suoi.

Quello che il profeta ci dice però non è che noi siamo da una parte, in quanto uomini, e Dio dall’altra in quanto Dio.

Lasciamo che le parole di questo “ritornello divino” entrino in noi: «i miei pensieri/non i vostri pensieri/le vostre vie, non le mie vie…», e poi di nuovo: «le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri i vostri pensieri». I pronomi che riguardano noi e Dio si specchiano, si invertono… Come a comporre una danza, le nostre strade si incrociano con quelle di Dio, anche se quelle di Dio le sovrastano nella capacità di «perdonare largamente».

Isaia non ci vuole dire di rassegnarci perché non saremo mai capaci di amare come Dio, questo lo sappiamo già. Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che Dio non lo capiamo. È proprio il contrario.

Questa lettura, oggi, ci invita a sentirci coinvolti in questi Pensieri così distanti dai nostri nella capacità di amare. I destinatari di questa immensa misericordia, per primi, siamo noi. Noi abbiamo bisogno di essere perdonati e, grazie a Dio (!), per noi e la nostra salvezza non si userà la nostra logica. A queste parole, il nostro cuore, più piccolo di quello di Dio, può riempirsi di quel cielo che ci sovrasta, può gustare un respiro più grande, un senso di liberazione da noi stessi e dai fardelli che ci imponiamo. E quella distanza che ci sembra enorme, può diventare un passo.

 


Qôl/call

«Cercate il Signore, mentre si fa trovare». Ora è il momento giusto per cercare il Signore e lasciare che i suoi pensieri diventino un po’ i nostri.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it