Commento alla prima Lettura della Solennità dell’Epifania del Signore (ANNO B)
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Isaìa (60,1-6)
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
Gerusalemme all’alba, bagnata di luce, è l’immagine che il profeta Isaia rievoca, facendoci entrare nella grande visione di speranza che apre la liturgia dell’Epifania del Signore.
A splendere è il Signore e la sua gloria che illumina la Città Santa e la riveste come un manto.
La Gerusalemme terrena è implicata, adesso come allora, in tutte le sue contraddizioni; ma la “Gerusalemme” alla quale si rivolge Isaia è il luogo delle relazioni liberate, trasparenti e trasfigurate nell’amore, per questo luminose della luce di Dio. Questo “luogo”, dove ciascuno può vivere nella pace, nel rispetto, amare e essere amato per quello che è,… inizia già qui e ha la capacità di attrarre, come il bene che vince per attrazione e non per imposizione.
Attratti dallo splendore della sua luce, i figli dispersi d’Israele e i popoli tutti si mettono in cammino, addirittura le navi “volano come colombe” verso Gerusalemme, si dirà al v.8, in un movimento che coinvolge terra, mare, cielo. Ognuno porta con sé le bellezze e i tesori della propria cultura, per donarli come frutto prezioso al Donatore della vita. In questa visione il cuore di Gerusalemme, come il nostro, palpita e “si allarga” (verbo rāḥaḇ, usato anche in Is 54,2), diventando casa per tutti. Si dirà nell’Apocalisse: “le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte” (Ap 21,25)… ci vogliono porte aperte, anzi, spalancate per contenere il movimento di vita che il Signore è capace di generare in noi!
Qôl/call
“Àlzati”: si tratta di un cambio di prospettiva, di riconoscere la presenza luminosa del Signore dentro sé e davanti a sé, quella stella che al vederla provoca una gioia grandissima (Cf Mt 2,10).
sr. Letizia
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