25 Settembre 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 18,25-28)

Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».


“Ascolta, dunque, casa d’Israele” (v. 25). Sembra di sentir riecheggiare la solenne preghiera dello Šema ‘yśrā’ēl, “Ascolta, Israele”, nel libro del Deuteronomio (Dt 6,4ss), uno dei testi più conosciuti della tradizione religiosa ebraica che racchiude in sé il senso della relazione di alleanza con Dio espressa nella legge di Mosè. Anche Ezechiele e i Profeti si rifanno a questo appello: “Ascolta, Israele!”. Tutto nasce dall’ascolto.

In questa disputa tra Dio, il profeta e il popolo, nel capitolo 18 di Ezechiele, c’è un confronto serrato per svelare il modo di pensare, e quindi di agire, del popolo in esilio. A volte anche noi pensiamo che Dio sia troppo buono coi cattivi e troppo intransigente con i buoni. Ma, chi sono ‘i buoni’? Chi sono ‘i cattivi’? In alcune situazioni la distinzione sembra essere netta. Però non è sempre così. E in ogni caso non possiamo sapere fino in fondo cosa abiti il cuore di un uomo; qui veramente vale il detto: “finché c’è vita c’è speranza”.

L’accusa fatta è che Dio non calcola bene, non pesa bene le situazioni (questo il significato del verbo tākan al passivo/riflessivo, ripetuto più volte, “essere pesato”, “calcolabile”, “essere retto, ponderato”). Soprattutto la questione si pone quando uno ha iniziato col comportarsi bene, e per una deviazione finale, rovina tutto il suo operato: questa descrizione sembra proprio la fotografia di quegli esuli israeliti che in Babilonia si stanno lasciando andare, dimenticando sé stessi e la giustizia di Dio.

Dio vuole la vita dell’uomo! Il suo è un appello accorato e esigente per bocca del profeta Ezechiele, è un incoraggiamento a riflettere, a non dimenticare la legge del Signore che custodisce nella verità e nel bene chi la vive e persevera in essa. Per non dimenticare occorre tornare ad ascoltare. L’uomo e la donna che ascoltano diventano fari luminosi, un’alba nuova che sorge nella vita di chi sta accanto. Chi impara ad ascoltare la chiamata di Dio alla conversione ha davvero la vita salva, continuamente salvata, ridonata alla Vita (cf. Mt 21,28-32).


Qôl/call

La prima lettura di questa domenica ci chiama a imparare l’arte dell’ascolto. Le nostre famiglie e comunità possono trasformarsi in “laboratori di ascolto”: della Parola; di ascolto reciproco, libero, onesto; della realtà che chiama… Allora la qualità della vita risorge, la condotta diventa retta e ci si aiuta insieme a non perdere il cammino.

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it