17 Aprile 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia  (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dagli Atti degli Apostoli (2,42-47)

[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti
nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione,
nello spezzare il pane e nelle preghiere.
Un senso di timore era in tutti, e prodigi
e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune;

vendevano le loro proprietà e sostanze
e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e,
spezzando il pane nelle case,
prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore,
lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno

aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.


La gioia condivisa: è questo il primo frutto visibile della Pasqua di Gesù. Tutto il popolo vede con simpatia e ammirazione lo stile nuovo di questo gruppo. La spiritualità cristiana non è astratta ma visibile, nasce dall’evento della Pentecoste, quando lo Spirito di Gesù Risorto è soffiato in abbondanza sugli apostoli (Gv 20,22).

È la Parola di Dio trasmessa dagli Apostoli a fare unità, insieme all’Eucarestia, la preghiera, sostenersi nelle necessità materiali e spirituali, e volersi bene. La Pasqua crea una nuova economia, “avevano tutto in comune”, e un senso nuovo di giustizia e fraternità, “secondo il bisogno di ciascuno”. Scelte coraggiose di futuro, come quella di vendere ciò che si ha e distribuirlo, fanno cessare tra i cristiani ogni povertà indotta dall’ingiustizia. Tutto questo è utopia?

Lo Spirito di Gesù Risorto sta di nuovo facendo fermentare il senso di comunità che abita in tutti: converte la produzione, cambia il cuore, modifica il modo di pensare il lavoro, la famiglia, la politica, la solidarietà… Non è questione di buona volontà, né di emotività temporanea. È un dono di Dio! È l’opera di Dio che prescinde da noi, ma diventa sicuramente per noi una chiamata a restarci dentro, a perseverare, a rischiare puntando in alto, a nutrire con creatività e amore questo “sentimento di cambiamento”. 


Qôl/call

Siamo un’unica realtà. Un corpo solo, dove ognuno ha il suo compito da portare a termine, la sua specifica missione senza la quale tutto il corpo viene messo a rischio di vita. Non ci si salva da soli!
Quale scelta posso fare per far crescere la comunità?

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it