7 Aprile 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla settima Lettura della Veglia Pasquale (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Ezechièle (36,16-17a.18-28)

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”».

Pasqua di Gesù, annuncio di cuori vivi che tornano a palpitare, perché restituiti all’umano e al divino insieme.
In questa Notte Santa, forse arriveremo ad ascoltare anche le parole del profeta Ezechiele che ricordano a Israele come si è pietrificato il suo cuore. Dio vuole proprio mettere il dito nella piaga perché il racconto riattivi la scintilla e il ricordo prepari alla promessa del Suo “intervento chirurgico” di rinnovamento del popolo. Il “Dio chirurgo” dice, in una traduzione letterale, al v. 26: “toglierò il cuore di pietra dalla vostra carne e vi darò un cuore di carne”.
Il problema è che il nostro cuore è di carne. E per questo smette facilmente di amare quando incontra chi, inevitabilmente, lo rifiuterà o lo tradirà, quando soffrirà l’incomprensione, la solitudine e l’abbandono soprattutto se si è andati dietro a chi non si meritava la propria fiducia. Per non soffrire oltre, il cuore si irrigidisce in strutture e paure, in “se e ma”, in calcoli freddi, anche nella disperazione. Similmente, questo era avvenuto a Israele con l’esperienza dell’esilio, frutto di una serie di scelte sbagliate, di amori bugiardi e sconsiderati.
E dunque il cuore, centro della persona e fucina interiore di decisioni, si chiude pian piano a Dio, al prossimo, al contatto con se stessi, al futuro, alla vita… A tutto.
Ci vuole un intervento che arrivi fin lì, dentro la carne umana, passandoci proprio nella solitudine, sfiducia, abbandono, tradimento, per togliere dalla carne il male e i suoi effetti, scelti o subìti.

Solo il Signore Risorto può rimuovere il cuore di pietra conficcato profondamente in noi, con la stessa leggerezza e autorità con cui rimuove la pietra gigantesca dal suo sepolcro (cf Mt 28,1-10), perché lui questa discesa nel profondo della nostra “terra”, nelle pieghe dell’umano, l’ha voluta compiere definitivamente.
La Pasqua è il dono di un cuore vivo, di carne, che ha compassione, perdona, è finalmente capace di portare i pesi propri senza scaricarli sugli altri, è spazioso per portare anche le fatiche altrui, esplode di gioia, perde i battiti per l’emozione quando rischia il faccia a faccia con l’altro.
E sanguina, soffre, gioisce, si spaventa, brucia… Semplicemente vive.
«Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32), dicono i due discepoli di Emmaus.
Un cuore di carne sente, sente la vita, quindi presumibilmente soffrirà. Sei disposto, questa volta e di nuovo, a fare Pasqua?


Qôl/call

Signore, davanti a te non c’è pietra che tenga! Tu fai rotolare via quello che sigilla e chiude i nostri cammini, soprattutto cambi il cuore di pietra in cuore di carne e ci ridoni il coraggio di amare. 
Alleluia! Grazie a te possiamo raccontarci come i nostri cuori stiano tornando a vivere…

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it